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Grani ritrovati

La rivoluzione dei piccoli inizia dalla Sicilia con tremila ettari destinati a preservare la biodiversità, migliorando l’ambiente e la salute. L’inizio di una lotta senza quartiere contro le oligarchie delle multinazionali favorite da leggi estorte con il ricatto.

 

E’ possibile che poche multinazionali controllino il 60 per cento dell’industria sementiera? Per cosa poi? Per offrire farine di scarsa qualità, povere dal punto di vista nutrizionale a causa delle modificazioni genetiche subite per aumentarne la produzione.

 

Un cartello che sta creando problemi alla salute dei cittadini a livello mondiale, mettendo a dura prova il sistema immunitario e sviluppando intolleranze alimentari, diabete, ipertensione e notevoli problemi cardiovascolari.

 

Adesso dalla Sicilia parte la riscossa dei grani antichi ad opera di un numero sempre maggiore di agricoltori illuminati, e noi siamo al loro fianco per sostenerli e contagiare il resto d’Italia. Perché questa rivoluzione?

 

I grani antichi non hanno subito modificazioni genetiche, contengono meno glutine e di conseguenza sviluppano meno intolleranze, sono più buoni e preservano la biodiversità del territorio.

 

Ma tutto ciò è messo a dura prova non solo dalla forza delle multinazionali, anche dal Ttps, lo scellerato accordo commerciale internazionale ci mette del suo, con il proibire lo scambio di semi tra gli agricoltori, rendendo difficile la possibilità di conservare e tramandare i grani antichi autoctoni.

 

Non è possibile subire queste scelte che internazionali che danneggiano la nostra salute. Se è vero che siamo quello che mangiamo, difendere e diffondere le coltivazioni delle varietà di grani antichi, diventa un imperativo categorico per recuperare il benessere psico fisico.

Intanto iniziamo dai tremila ettari riconvertiti in Sicilia, vedremo dove riusciremo ad arrivare. La salute non si tocca!

 

Piero Rotolo

p.rotolo@egnews.it

 

 

 


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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