Tribuna

Gli esempi che spiccano: cominciamo dal brindisi

Guardando la televisione, film o sceneggiati o documentari, ma anche spot pubblicitari, avete mai osservato i comportamenti delle persone in scene con situazioni attinenti al mangiare o bere? Avete mai notato nulla di stonato (conoscendo le voi regole giuste)?

Gli esempi sono innumerevoli, inizio dal primo che mi viene in mente: il comunissimo brindisi, a inizio o fine pasto o semplicemente come calice d’aperitivo: un continuo euforico sbatacchiamento di calici tra le persone radunate.

C’è addirittura uno spot su un detersivo potentissimo che fa sparire le “macchie difficili”, in cui, nell’entusiasmo di trovarsi riuniti a tavola, si pestano i bicchieri l’uno contro l’altro, cosicché schizza fuori tanto di quel vino rosso che macchia la tovaglia, con l’indifferenza della padrona di casa, in possesso della formula magica contro gli aloni vinosi.

Capisco la necessità dell’inventiva pubblicitaria, ma per favore, alla televisione un tempo era affidata una funzione educativa, essa era considerata un’occasione per gli italiani per evolversi in cultura … ora siamo agli antipodi.

Non solo l’informazione che i mille canali ci propinano è di parte, e attraverso l’indice di gradimento calcolano gli share, percentuali di ascolto, indici di gradimento, che aiutano solo i sovvenzionamenti e la stessa sopravvivenza del format, inculcandoci quello che gli riesce per fare di noi “opinione popolare”, ma anche a ridurci a gregge non pensante. Assorbiamo tutto.
Nell’assistere a certi comportamenti trasmessi dai media, una gran parte del pubblico si forma l’idea che quelli sono i giusti, e li replicheranno … perché “l’ho visto in tivù”.

Invece no, la regola della levata dei calici di vino non richiede il tintinnio, non è da fare quel “cincin”, tra l’altro per tanto tempo erroneamente spacciato come festoso suono onomatopeico dei cristalli che si toccano (termine che è bene non usare perché o stiamo dicendo una parolaccia in giapponese, nominando una parte anatomica maschile, o un cortese «prego prego» in cinese cantonese).
È sufficiente alzare davanti a sé il proprio bicchiere e sorridere al festeggiato e ai commensali, in quasi tutti i paesi del mondo, anche accompagnando il gesto con parole benaugurali.

Nella nostra cultura latina non esiste il rito di guardarsi fissi negli occhi mentre si brinda, a meno che non sia in fasi di corteggiamento, mentre questo è un obbligo nella cultura germanica e scandinava, pena il rischio di offendere i padroni di casa e qualche ospite importante.

Se proprio vogliamo adottare un’abitudine straniera, riserviamo questo guardarsi negli occhi quando beviamo la birra: in tal caso possiamo anche replicare la ritualità dello scontro collettivo dei bicchieri, ma alla base non al vertice, e poi ribatterli sul tavolo prima di sorseggiare. Consapevoli, tuttavia, che questi gesti non appartengono al nostro Galateo, bensì a quello di altri popoli.

Maura Sacher 


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