Stile e Società

Giornata nazionale dell’olio extravergine italiano, la Coldiretti ha rinnovato l’allarme

In occasione della Giornata nazionale dell’extravergine italiano, che si è tenuta dal 5 al 7 ottobre 2018 al Circo Massimo a Roma, manifestazione all’insegna di #STOCOICONTADINI, la Coldiretti, nel suo Villaggio di 80mila metri quadrati, ha lanciato più di un allarme riguardo alla produzione dell’olio italiano.

Nel periodo d’inizio della raccolta delle olive, migliaia di agricoltori hanno lasciato le campagne per recarsi nella Capitale a difendere il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea.

L’analisi della Coldiretti prende in considerazione le stime presentate da Ismea, sintetizzate in questi due fattori: produzione dell’olio italiano in calo e invasione di quello tunisino.

Calo record della campagna olearia 2018-2019, a causa delle nefaste condizioni metereologiche che hanno colpito soprattutto il Centro-Sud d’Italia negli ultimi mesi. Tra le regioni più colpite il Lazio con un calo medio del 20% provocato principalmente dalle gelate dello scorso febbraio che hanno danneggiato o completamente compromesso migliaia di ulivi. Il Lazio è la quinta regione italiana per produzione di olio, con 86mila ettari di superficie dedicata all’olivicoltura e circa 68mila aziende agricole specializzate nel settore.

Inoltre sarebbe in atto una vera invasione di olio di oliva dalla Tunisia con gli sbarchi che nel 2018 sono triplicati (+199%) rispetto allo scorso anno.

«L’Unione Europea – ha rimarcato la Coldiretti – deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero verso l’UE per 35mila tonnellate all’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998)».
Secondo la denuncia della Coldiretti, è evidente il rischio della destabilizzazione del mercato con gli arrivi di olio tunisino in Italia, quasi triplicati nel 2018, sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre che attestano l’importazione di 35,9 milioni di chili, «produzioni di bassa qualità svendute a prezzi insostenibili ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati, a danno dei produttori e dei consumatori».

Il tema agroalimentare in Italia è molto sentito in quanto è necessità comune proteggere un patrimonio attaccato dal proliferare di contraffatti prodotti “Made in Italy”, e specialmente riguardo all’olio d’oliva, ove le principali aspettative dei consumatori riguardano l’origine garantita del prodotto e la sua qualità, anche per sostenere nel mondo le proprietà benefiche della dieta mediterranea, già riconosciuta dall’UNESCO.

Maura Sacher


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