Vi ricordate la morra cinese che giocavamo da bambini: sasso, carta, forbice? Era un bel gioco, di velocità, intuizione, destrezza.
Però, ci si stancava presto, almeno io mi stufavo presto, anche perché nessuno teneva conto di quante volte uno di noi vinceva. Era la tensione a concentrarci che ci snervava.
Mi è venuto in mente questo gioco, avendo la sensazione che fino ad ora, in un anno di “emergenza sanitaria”, i molteplici comitati di esperti abbiano agito proprio in questo modo. Un po’ come giocare d’azzardo. Un po’.
C’era chi cantava sui balconi l’Inno d’Italia, chi scriveva sulle lenzuola appese alle finestre “Andrà tutto bene” e chi lo faceva scrivere ai bambini sormontato da un arcobaleno, e tutti ci credevamo.
Era confortante crederci. Era una speranza.
Ma poi di speranza è rimasto solo il nome di un Ministro, e da un anno la speranza, la fiducia, la fede, si sono affievolite mente lui, il Ministro, rimane vivo anche in questo Governo.
Io, la parola, l’ho cancellata dal mio frasario, mi sembra porti male …
Da un anno gli Italiani vivono con il terrore di essere appestati e di andare a finire in terapia intensiva, con i sensi di colpa di poter essere veicoli di contagio se escono a fare una passeggiata o a fare shopping nelle vie del centro. I cronisti non hanno mai smesso di stigmatizzare gli assembramenti dei giovani che desiderano incontrarsi per sentirsi vivi, chiamandoli incoscienti, mentre sui social vengono definiti con altri epiteti qui irripetibili.
In questo fine settimana, di primavera anticipata, ne abbiamo avuto una prova in tutti i tg.
E intanto abbiamo assistito a chiudi, apri, taglia, a provvedimenti giocati a tavolino sulla pelle dei ristoratori, dei gestori di impianti sciistici, di teatri, musei, discoteche, di imprese sportive, di spettacolo, di agenzie matrimoniali e di catering, eccetera eccetera.
Sasso, carta, forbice, o anche taglia, apri, colpisci, ossia una gara a chi è più furbo, a chi indovinava il rimedio migliore per fronteggiare il dilagare di un virus e delle sue varianti, virus così “intelligente” (tale è stato definito) da andare oggi a cercare i più giovani d’età per rendersi credibile e non scomparire troppo in fretta, osteggiato dalle vaccinazioni di massa.
Quando, allora, potremo “convivere con il virus” come ci hanno prospettato?
E non ci hanno mai detto che ce lo avremo nel nostro corpo per sempre.
Apri, chiudi, su saracinesche, giù saracinesche, … balla che ti passa … mentre c’è gente che muore di povertà.
Forbici, carta, sasso.
I sassi sono fatti di materiale duro, ma non possono resistere all’erosione del tempo, alle intemperie, alle ribellioni dei perseguitati, degli afflitti, dei martiri sociali.
E neanche le teste di coloro che pensavano di essere essenziali. Presto ne avremo la conferma.
Maura Sacher
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