
Dazi USA sul vino italiano: tra preoccupazione e ricerca di nuove strategie export

Entrambe le fonti esprimono forte preoccupazione per l’eventuale introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti sui vini italiani, in particolare quelli a denominazione d’origine.
Federdoc sottolinea come il mercato statunitense sia strategico per l’export italiano (oltre 2 miliardi di euro nel 2024) e come i dazi rischierebbero di penalizzare gravemente le imprese, l’intera filiera produttiva e le comunità rurali.
I vini a denominazione d’origine sono considerati non solo prodotti commerciali, ma anche portatori di storia, tradizioni e patrimonio culturale.
Federdoc evidenzia una riduzione degli ordinativi da parte degli importatori USA e sollecita il Governo italiano e le istituzioni europee a intensificare il dialogo per trovare soluzioni diplomatiche.
Il Consorzio Vino Chianti, tramite il suo presidente Giovanni Busi, pur apprezzando la volontà dell’Unione Europea di negoziare con gli Stati Uniti per evitare una guerra di dazi (che potrebbero arrivare fino al 30%), esorta a una reazione concreta e orientata al futuro.
Busi sostiene che sia inutile “piangersi addosso” e che questa situazione debba essere vista come un’opportunità per accelerare una nuova strategia di export, puntando su mercati alternativi e più stabili come il Sud America (citando l’accordo UE-Mercosur con paesi come Brasile e Argentina), l’Asia (Cina, Giappone, Vietnam, Thailandia) e l’Africa, dove il consumo di vino sta crescendo. Il Consorzio conclude che è fondamentale costruire nuove opportunità e diversificare i mercati per l’export del vino italiano, con una strategia europea solida.
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