I Viaggi di Graspo

Dalla ricerca alla preservazione

Dalla ricerca alla preservazione. Tre nuovi campi di conservazione e sperimentazione per G.R.A.S.P.O.

Dalla ricerca alla preservazione. Tre nuovi campi di conservazione e sperimentazione per G.R.A.S.P.O.

Palazzo Brusarosto, sede della bibblioteca La Vigna

Alla Bliblioteca LA VIGNA di Vicenza GRASPO presenta il nuovo libro dei 100 Custodi della Biodiversità Viticola in Italia ed i nuovi progetti di conservazione dei vitigni rari a rischio erosione genetica.

Saranno una ventina i vitigni storici interessati dal nuovo progetto di conservazione genetica coordinato da GRASPO ed approvato recentemente dalla Regione Veneto con il supporto del CREA-VE.

immagine di interni della bibblioteca La vigna

Si tratta di tre campi di conservazione e sperimentazione situati in tre diversi areali regionali proprio per testare nelle diverse situazioni climatiche ed altimetriche le potenzialità di queste cultivar sia dal punto di vista vegetativo e di resilienza nei confronti delle diverse fitopatie che da quello enologico.

GRASPO, CREA e Regione rispondono così in tempo reale a quanto richiesto da Attilio Scienza, tra i più noti studiosi della vite e del vino al mondo, nel suo intervento in occasione della recente presentazione del libro :”100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità viticola in Italia”

“La biodiversità della vite è a tutti gli effetti una risorsa culturale (e non solo colturale) dell’Italia – ha esordito  Scienza –

da sx Gianpaolo Girardi di Proposta Vini e Aldo Lorenzoni

La diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione e determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre.

Remo Pedon presidente bibblioteca La Vigna

Se si vuole conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l’affermazione dei suoi vini, è necessario una riflessione che parta dai suoi vitigni, perché solo attraverso questi è possibile sviluppare la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere.

Lorenzo Bottona enologo dell’az. Sacramundi

I vitigni infatti sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori: gli uomini muoiono ma i nuovi abitanti, pur aggiornando le abitudini, mantengono e spesso incrementano i vitigni dei loro predecessori.

Se fino a qualche tempo fa c’è stata una sorta di oblio, quasi un regime di confino, una specie di riserva indiana per questi vitigni emarginati, oggi il cambio climatico e soprattutto il nuovo gusto del consumatore impongono una totale revisione di questo atteggiamento.

Si cercano e si scelgono vini non troppo alcolici, non troppo concentrati con acidità più curiose ed originali e pH più bassi, vini immediati e sinceri con meno condizionamenti enologici.

da sx Leopodo Mancassola dell’az. In Sordina, con Giovanni Ponchia del Consorzio vini dei Berici

Se – continua Attilio Scienza – le viticolture europee sono più ingessate ed impossibilitate a modificare la base ampelografica dei dei loro vigneti, in Italia abbiamo invece la grande fortuna di avere una storica ricchezza di vitigni originali di ogni territorio che possono oggi tornare utilissimi per ritrovare identità e freschezze perdute.

Così come stiamo utilizzando per la creazione dei nuovi vitigni resistenti ceppi che nelle loro zone d’origine come la Georgia e l’Armenia hanno nel tempo sviluppato particolari resistenze ad alcune fitopatie sono convinto che anche tra gli antichi vitigni italici temprati in migliaia di anni da caldo e gelo da siccità ed umidità possiamo non solo ritrovare emotivamente il vino degli avi o dei nonni , ma risposte concrete anche alle emergenze di oggi in vigna ed in cantina.

da sx Gianpaolo Girardi, Luigino Bertolazzi, Aldo Lorenzoni, Attilio Scienza, Remo Pedon e Giovanni Ponchia

I vitigni antichi – riprende Scienza – hanno una composizione di partenza molto diversa rispetto, ad esempio, a un Cabernet, che oggi, in Italia, non garantisce più una composizione adatta al vino che vogliamo produrre, obbligandoci a intervenire in cantina in maniera più incisiva.

Lavorare invece su altri vitigni naturalmente resilienti è molto più facile perchè hanno geneticamente una capacità maggiore di tollerare vinificazioni più semplici e lunghi invecchiamenti, garantendo acidità più alte, pH più bassi e buoni tannini. Tutte caratteristiche che li rendono perfetti per il consumatore del futuro.

Per questo non basta conservare questi vitigni in una collezione, ex situ, dove raccogliere come in un museo i genotipi a rischio di scomparsa ma, per le profonde connessioni tra vitigno antico e cultura del luogo che lo ha selezionato e coltivato fino ad ora, queste varietà devono ritornare ad essere le protagoniste dello sviluppo agricolo ed economico di quelle popolazioni, testandone il comportamento e le diverse espressioni nei variegati areali originali”.

I tre nuovi impianti di sperimentazione di GRASPO saranno infatti localizzati in tre diverse situazioni ambientali : il primo nell’Alta Lessinia in comune di Chiampo ed affidato all’azienda Sacramundi di Giantonio Brandellero, il secondo nel cuore della Valpolicella classica seguito da Nicola Campagnola di Tenuta Santa Maria della Pieve ed il terzo nei Colli Berici presso l’azienda In Sordina di Giovanni Leopoldo Mancassola.

Tre aziende fortemente motivate descritte anche nel testo che GRASPO ha dedicato ai custodi dei vitigni rari.

Dove ritroviamo anche l’esperienza di Giampaolo Girardi di PROPOSTA VINI che ha raccontato nella sua presentazione alla Vigna, non solo come sia possibile valorizzare e vendere i vini di questi vitigni rari ad un consumatore sempre più attento e curioso con il progetto I Vini Dell’Angelo, ma tutta la sua esperienza di ricerca e preservazione sul territorio trentino fino alla costituzione del vigneto Matonari.

La Collezione Matonari – sottolinea Girardi -non è un semplice campo di conservazione della biodiversità viticola del Trentino, ma è un vero e proprio museo vivente della memoria dei viticoltori, della loro saggezza e delle loro conoscenze ancestrali, una biodiversità culturale altrimenti destinata ad essere dimenticata.

Un progetto che si articola in altri vigneti che, grazie al supporto di viticoltori locali, integrano e completano la Collezione come il vigneto San Lorenzo ed il vigneto di Negron de Orzan a Civezzano, il vigneto di Turca in località Costa di Serso,  il vigneto di Portoghese e il Museo della Pavana a Madrano ed il vigneto, sempre a Madrano, con Lagarino Bianco e Valderbara.

Temi e progetti che saranno rilanciati anche in occasione del convegno di apertura di ANPHORA EVOLUTION il nuovo format dedicato ai vini in anfora ed ai vitigni rari creato da Merano Wine Festival con Vinitaly con il supporto di GRASPO, che prenderà il via il prossimo 7 giugno alle gallerie mercatali di VeronaFiere.

Il viaggio continua..

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

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