Vino e Ristoranti

Dai Colli Piacentini: Gutturnio DOC

Nel 1941, l’allora Reale Ministero dell’Agricoltura elevava al rango di “vino tipico e di pregio” un rosso delle colline piacentine, profumato e fruttato, di corpo pieno e nobile: nientemeno che l’odierno GUTTURNIO. Tale nome lo ritroviamo nel nostro lessico alla voce latina “gutturnium”, ossia un vaso con labbro davanti, un manico dietro, imboccatura rotonda e ventre pieno, simile ad un boccale e senza riferimenti enologici e geografici.

Le vicissitudini di questo vino iniziarono oltre un secolo fa, esattamente il 23 maggio 1878, quando un certo Signor Premoli, standosene seduto sulla riva piacentina del Po, praticava la pesca con rete a bilanci. Sentendola incagliare, la ritrasse per intero e scorse, impigliata nelle maglie, un oggetto quasi rotondo di colore ghisa, bianchiccio agli orli e luccicante. Si trattava di una tazza, quasi certamente per libagioni, elegante e di pregevole fattura.
L’enologo Prati, per onorare questa argentea suppellettile di chiara epoca romana, in occasione del riconoscimento DOC del vino più rappresentativo dei Colli Piacentini avvenuto nel 1967, propose di chiamarlo GUTTURNIO e così fu fatto.
Ottenuto dai vitigni barbera dalle marcate caratteristiche di tannicità, robustezza e corpo, e di bonarda che conferisce vivacità, delicatezza e netti sentori fruttati.
Questo vino ha il titolo alcolometrico minimo del 12% ed una produzione massima di 120 quintali per ettaro, che portano ad una resa in vino non superiore al 65%. La percentuale dei vitigni impiegati oscilla dal 55 al 70% per le uve di barbera e tra il 30 e 45% per la croatina, localmente chiamata appunto, bonarda. La zona di coltivazione delle uve destinate alla produzione di questa DOC Colli Piacentini, è suddivisa in tre comprensori classici situati in Val Tidone, Val Nure, Val d’Arda e Valle del Chierlo, che comprendono i territori dei comuni di Borgonuovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Carpaneto, Castell’Arquato, Gropparello, Lugagnano Val d’Arda, Nibbiano e Ziano Piacentino.
Splendido colore rosso rubino brillante e può essere prodotto nelle vesti di tranquillo o frizzante dal caratteristico profumo di frutta acerba e floreale, buona intensità e persistenza, piacevole, mentre al palato si presenta secco con giusta tannicità e marcata freschezza, di medio corpo, aromi di frutta rossa acerba e nota di viola, mentre al retrogusto si presenta gradevolmente amarognolo. Ottimo se servito giovane, per esaltarne le piacevoli fragranze, fresco di cantina, 14-15 °C. e stappato al momento. Perfetto con antipasti all’italiana dalla ricchezza e gustosità dei salumi, minestre saporite e speziate oppure altri primi piatti con delicati intingoli di carne; seconde portate molto saporite di maiale e fritti in genere.
Si produce anche nella tipologia “superiore” la cui immissione al mercato avviene dopo il primo settembre dell’anno successivo a quello della vendemmia, in cui si denota una sfumatura più intensa e tipici aromi di frutti di bosco; esclusivamente secco e tranquillo, è perfetto se lasciato affinare per 2-3 anni onde abbinarlo a primi saporiti, carni rosse e piccola selvaggina senza trascurare i formaggi a pasta semidura.
La versione “riserva”, titolo alcolometrico minimo di 12,5% ed invecchiamento minimo obbligatorio di ventiquattro mesi di cui almeno tre in botti di legno a decorrere dal primo ottobre dell’anno di produzione delle uve, è rosso rubino intenso, cupo, con riflessi tendenti al granato se maturo di 3-4 anni, intensi profumi di frutta rossa in confettura e gradevole nota finale di spezie dolci; secco, corposo e dall’ottima tannicità, sentori di frutti di bosco, si sposa perfettamente con primi piatti dal gusto deciso e saporito, grigliate e brasati, cacciagione e formaggi stagionati.


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Redazione

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