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Cibo senza spreco

Un’autentica piaga sociale per il direttore generale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Marcello Fiore. Un terzo degli alimenti nei pubblici esercizi italiani viene sprecato, valore che sale al 50 per cento nelle mense scolastiche. Cosa aspettiamo a intervenire?

 
La Francia lo ha capito e ha legiferato in materia di sprechi alimentari ponendosi all’avanguardia nell’Ue. E noi?

 

Un appello determinato proviene dalla Fipe, con la richiesta di una legge contro lo spreco alimentare in bar e ristoranti.

 

Infatti, non è più sostenibile una situazione del genere e non bastano più le iniziative meritevoli dei singoli operatori del commercio. Occorre fare di più: la richiesta è di una norma ad hoc.

 

“La norma che chiediamo come Fipe – ha dichiarato Marcello Fiore – dovrà facilitare il lavoro degli esercenti nella gestione del cibo invenduto. È necessario che la legge preveda un approccio che si traduce nel regolamentare, nel rispetto delle normative di igiene e sicurezza, la cessione di prodotti di immediato utilizzo o allo stato sfuso, insieme a semplificazioni di natura fiscale”.

 

Ma il problema non è solo lo spreco nei pubblici esercizi. Lo spreco alimentare, purtroppo, ha luogo in tutte le fasi della filiera, dalle perdite nella produzione, distribuzione e commercializzazione, fino alle cattive abitudini dei consumatori. Lo spreco in famiglia è stato stimato in un costo di 450 euro l’anno.

 

Tutto questo dovrebbe bastare a considerare lo spreco una priorità o no? Intanto ci accontentiamo di alcuni esempi virtuosi come il “doggy bag”, magari superando l’imbarazzo nel chiederlo!


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Piero Rotolo

Direttore Responsabile vive a Castellammare del Golfo Trapani

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