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Chiudono i ristoranti ma è tutto l’indotto che paga le conseguenze

Tanti hanno già abbondantemente, e giustamente, messo in evidenza le proteste dei lavoratori e degli esercenti dei servizi della ristorazione, a causa della chiusura dei locali, ora anche alle ore di pranzo, non solo dalle ore 18.

Questa in cui hanno ingabbiato gli Italiani è un’ulteriore batosta che porta ripercussioni pesanti su tutto l’indotto e su tutta la filiera dell’agroalimentare nazionale.

Poco ci importa se altre Nazioni Europee mettono in simile quarantena le loro attività e i comportamenti dei loro cittadini, con coprifuoco, visti solo in tempo di guerra e solo sotto minaccia di incursioni aeree. Ogni Nazione pensi per sé.
Non siamo più minacciati dai bombardamenti, epperò in guerra siamo, contro un nemico invisibile, un virus che si insidia nel nostro organismo ma che la medicina oggi ha imparato come debellare, e in più un nemico assai visibile che (per come la vediamo noi, in buona compagnia) sta demolendo la Democrazia e la Costituzione, colpendo il primo sacro principio su cui si fonda la Repubblica Italiana: il lavoro.

Assistiamo ogni sera in tutte le città alle fiumane di cittadini di tutte le età e categorie sociali, ma ancora non si sono visti in piazza i primi protagonisti della filiera agroalimentare, ossia i contadini con i carretti e le ceste di pomodori, verze, verdure di stagione, gli allevatori con i loro bovini, ovini, suini, i macellai, i pescatori ed i pescivendoli, e quant’altri, come i vignaioli e i birrai, affidano al complesso della Horeca i ricavi della loro sussistenza.
Costoro, con la stasi della ristorazione, subiscono le ulteriori conseguenze: merci stivate nei magazzini, nei frigoriferi, nelle vetrine, buttate via, al macero. Con buona pace del professor Andrea Segrè e delle sue campagne anti-spreco.

Tutti stanno dicendo in una lingua sola ed in un solo grido “Vogliamo lavorare!”. Giustamente non vogliono beneficienza, soldi tra l’altro promessi sulla carta, “stanziati” dicono. “Erogati” quando? E quanto? E nemmeno con gli stessi criteri di altre civilissime Nazioni!

Ah, beh, tanto c’è il “delivery”, ci sono le App per le consegne a domicilio di pietanze calde, c’è sempre il telefono per ogni tipo di fornitura necessaria ed essenziale, basta collegarsi. Anche da distanza il “consumatore” può avere ciò che desidera.

Non è possibile che un Governo, il cui Presidente del Consiglio all’insediamento si presentò con queste le prime parole “Sarò l’avvocato di tutti”, con il PD che lo sostiene sbandierando un cartello su cui è scritto “Dalla parte delle persone”, stia prendendo per il fiocco una cotanta moltitudine di gente (di elettori, sic!), senza pensare alle conseguenze dei risvolti sociali.

A mio parere, l’indirizzo del nuovo DPCM, che diagnostica le Regioni secondo colore, limitando anche gli spostamenti delle persone, mira ad allontanare dai divini Palazzi ogni tentativo di periglioso assalto.

Maura Sacher


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