Stile e Società

Chiude in Val Badia il St. Hubertus (3 stelle Michelin)

Chiude in Val Badia il St. Hubertus (3 stelle Michelin)

Chiude in Val Badia il St. Hubertus (3 stelle Michelin)

Norbert Niederkofler, chef del Ristorante St. Hubertus (3 stelle Michelin) di San Cassiano in Badia

Lo ha annunciato Ursula Mahlknecht Pizzinini proprietaria (con il gruppo svizzero Aman) del celeberrimo hotel Rosa Alpina di S. Cassiano in Badia.

La notizia era nell’aria già da qualche giorno. 

Oggi è ufficiale. 

Il prossimo 24 marzo chiuderà in Alto Adige l’unico ristorante “Tre Stelle” Michelin della nostra regione: il St. Hubertus del mitico Hotel Rosa Alpina di San Cassiano in Badia.

 Uno dei templi dell’alta ristorazione internazionale più volte inserito tra i 50 migliori ristoranti del mondo.

Il St. Hubertus che per 29 anni ha avuto al timone della cucina lo chef altoatesino Norbert Niederkofler è uno dei dodici ristoranti italiani accreditati della triplice stella dalla Guida rossa francese. 

Ursula Mahlknecht Pizzinini, proprietaria del celeberrimo “Hotel Rosa Alpina” assieme al gruppo svizzero del hotellerie di lusso Aman, ha dichiarato che riaprirà tra un paio d’anni, dopo una serie di lavori di ristrutturazione.

 “Ci fermiamo per un anno e mezzo per lavori, poi dovremo ripensare tutto il concetto legato all’alta ristorazione. 

Il St. Hubertus cambierà, sarà più piccolo, con meno coperti, con un’altra formula forse più esclusiva”.

Tutto da scrivere, dunque, il futuro, ma quello che pare certo è che il St. Hubertus reso celebre da Norbert Niederkofler il quale ha portato ai massimi livelli il suo progetto “Cook the Mountain”, ovvero un’alta cucina a servizio della valorizzazione degli ingredienti e delle materie prima della montagna, non sarà più lo stesso. 

Norbert Niederkofler conquistò la prima stelle nel 2000, la seconda nel 2007, la terza nel 2018

Si deve al suo talento la clamorosa ascesa del ristorante della Val Badia ricavato in quella che un tempo era una pizzeria d’albergo. 

Lo chef altoatesino, originario della Valle Aurina, ha conquistato la prima stella nel 2000, la seconda nel 2007, la terza nel 2018 e la prestigiosa stella verde nel 2020, riconoscimento ricevuto per l’appassionato lavoro a favore della sostenibilità, per la valorizzazione dei prodotti stagionali dell’arco alpino e per la coerenza con la quale ha portato avanti la filosofia legata al rispetto della natura. 

A Milano,  due passi dal Duomo, ha aperto l’avveniristico ristorante “Horto”

Nel frattempo, comunque, Niederkofler, non rimarrà fermo. 

Egli, infatti, oltre ad aver fondato una società di consulenza nel settore, la Mo-Food, ha aperto un nuovo ristorante «estremo», l’AlpiNN, all’interno di Lumen, il nuovo Museo della Fotografia della Montagna, a Plan de Corones, a 2.275 di altitudine, letteralmente sospeso sulle montagne.

Inoltre recentemente Niederkofler ha inaugurato a Milano, a due passi dal Duomo, un nuovo avveniristico ristorante, dal nome emblematico «Horto», all’ultimo piano del palazzo «The Medelan», un complesso di spazi ed uffici dedicati al business. 

Cucina a vista, un grande bancone ricavato da un gigantesco tronco d’albero, tavoli senza tovaglie, parquet in legno realizzato con le doghe di alcune botti esauste che ricordano la cantina, atmosfera sobria, arredamento essenziale, piatti stagionali di prossimità ed essenziali.

Alcune settimane fa la notizia della chiusura del “Noma” di Copenaghen

piatti d’autore dello chef “tristellato” Norbert Niederkofler

L’annuncio della chiusura del St. Hubertus segue di qualche settimana un’altra clamorosa notizia, quella della chiusura del Noma di Copenhagen da parte di Renè Redzepi. 

Chiusura che ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità, economica in primis, ma non solo, dall'”haute cuisine” stellata, soprattutto nella fascia più elevata, quella dei “Tre Stelle” Michelin.

D’improvviso ci si accorge che è difficile tenere in piedi economicamente tali strutture per i costi elevatissimi di gestione. 

Da tempo René Redzepi, chef del Noma, proclamato da una giuria internazionale miglior ristorante del mondo per ben cinque anni di seguito, andava ripetendo che si deve ripensare completamente il settore dell’alta ristorazione. 

Egli diceva: «Oggi con la quantità inverosimile di ore di lavoro che ci vede impegnati notte e giorno è impossibile mandare avanti un ristorante come il mio: dallo studio delle materie prime ai nuovi piatti, ai costi generali.

 Impossibile retribuire equamente 100 dipendenti e mantenere standard elevati, a prezzi che il mercato non riesce più a sopportare e a spendere per un pranzo: da un minimo di 350 a 500 euro a testa, se non di più, vini esclusi naturalmente.

Costi saliti in maniera vertiginosa, orari estenuanti, stress insostenibile: questi i motivi che hanno convinto il “number one” dell’haute cuisine internazionale a chiudere l’anno prossimo il ristorante e a trasformarlo in un laboratorio dove testare nuovi prodotti e sviluppare nuovi piatti.

 Le sale del “Noma” saranno aperte solo per eventi promozionali. (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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