Stile e Società

Carciofi arrostiti, street food campano

In un momento storico in cui cresce l’attenzione verso le contaminazioni e le sofisticazioni alimentari, appare sempre più impellente il bisogno di riscoprire cibi originali e genuini.

Sarà forse per questo che anche i supermercati della grande distribuzione (e non solo) da un po’ di tempo si sono dotati di banchi gastronomia dove è facile trovare piatti già pronti per il consumo, molti dei quali si rifanno alla tradizione culinaria locale. Acquistare queste pietanze rappresenta, per molti, un notevole risparmio di tempo che consente, inoltre, di poter gustare cibi, almeno all’apparenza, genuini, lontani dai temuti junk food. In realtà difficilmente il consumatore è in grado di conoscere la provenienza dei cibi proposti all’interno dei banchi gastronomia e d’altronde la fiducia verso le grandi catene di distribuzione alimentare si va lentamente assottigliando.

Come dunque poter risolvere il problema di riuscire a trovare cibi gustosi, sani e genuini, ma soprattutto già pronti? In Campania la questione è risolta da tempo grazie ad una pietanza tipica della cultura contadina che ancora oggi è possibile trovare, soprattutto la domenica mattina, agli angoli delle strade. Si tratta della “carcioffola arrustuta”, il carciofo arrostito, street food ante litteram che ancora oggi viene spesso preparato dagli stessi coltivatori che lo producono. Il procedimento per dar vita a questo piccolo gioiello di gusto è molto semplice e conserva ancora intatto il suo fascino contadino. Per prima cosa si prende un carciofo maturo, meglio se privo di spine all’interno, e lo si sbatte su di un piatto per allentare la stretta delle foglie.

Dopodiché si pratica un piccolo taglio alla base del carciofo (servirà a tenerlo in equilibrio sui carboni) e lo si mette in acqua in acqua per un paio di minuti per una rapida pulizia. Nel frattempo occorre preparare un trito di prezzemolo e aglio uniti a parte del torsolo del carciofo rimasto dopo il taglio. Dopo aver asciugato il carciofo lo si imbottisce con il trito e si aggiunge sale e olio. La variante tradizionale prevede anche l’utilizzo di una discreta dose di pepe o, per chi non lo tollerasse, di peperoncino.

A questo punto il carciofo viene posto sui carboni ardenti e “incappucciato” con un coperchio. Quando il torso e le foglie esterne sono diventati neri, carbonizzati, i carciofi devono essere tolti dalla brace e lasciare un po’ freddare. Queste delizie, oltre ad essere preparate facilmente nella propria cucina, possono essere agevolmente acquistate dai tanti contadini campani che le offrono ai passanti nei giorni di festa. Un contorno saporito da veri amanti dei sapori di una volta, da gustare rigorosamente utilizzando le mani.


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