Stile e Società

Bon ton o buon senso contro gli sprechi?

Una recente newsletter dal sito ‘ilcerimoniale.it’ sulla “doggy bag” mi ha fatto ricordare un mio articolo del 2011 pubblicato sulla prima versione delle testata di “oliovinopeperoncino.it”, ormai scomparso nelle varie trasformazioni gestionali, ma di cui intendo recuperare l’essenziale, giacché la questione, evidentemente, è sempre attuale e le remore non sono ancora superate.

I tempi di crisi ci rendono tutti un po’ più sensibili davanti al superfluo e agli sprechi e anche il territorio delle “buone maniere” ne deve tener conto, dimostrando come il galateo possa adeguarsi ai tempi sempre nel pieno principio del “rispetto” a tutto tondo. Se il “riciclo dell’avanzo” diventasse trendy, vi stupireste di un cambiamento di rotta del Galateo in nome del buon senso?

La newsletter si riferiva ad un lungo articolo su un quotidiano a tiratura nazionale, in cui l’autrice parlava di doggy bag e di ancestrali resistenze al cambiamento, interrogando il galateo in proposito.

A questo punto, invece di riproporre quanto scrivevo allora, cito direttamente il testo dei miei amici e Maestri, con lunghissima esperienza nel campo del Cerimoniale ufficiale di Stato.

Alla domanda “Il galateo come classifica la borsa gourmet? Insomma, portarsi a casa il doggie bag è da maleducati?”, l’impeccabile risposta è questa che segue, molto più sintetica e incisiva della mia datata.

“Il doggy (doggie è uguale) bag – cioè una sporta con gli avanzi del pranzo che non siamo stati in grado di consumare, ordinatamente riposti in buste solitamente di carta dal cameriere stesso – è diventato negli ultimi anni nel mondo anglosassone un comportamento usuale, ovvero, socialmente rilevante e accettato. In questo senso è bene che anche la nostra ristorazione si adegui alle nuove sensibilità.
Se la doggy bag diventa un modo di nutrirsi con più rispetto, evitando gli sprechi, è benvenuta. Naturalmente, perché il comportamento sia “giusto” bisogna che chi lo pratica eviti di “vergognarsene” (uscire dal locale coprendo l’oggetto col cappotto per sgattaiolare furtivi fino all’auto fa “peggio” di rifiutare gli avanzi perfino se offerti da un oste moderno).
Insomma, ci vorrà un po’ di tempo, magari, ma lo auspichiamo sinceramente, perché considerarlo disdicevole è sintomo di provincialismo (figlio peraltro almeno in parte dell’atavico italico appetito): una forma superata di vedere il “mangiar fuori” che non tiene conto di come è cambiato il rapporto del pubblico con i ristoratori, la fame e il ben di Dio”.

doggy_Bag

Maura Sacher

Sul sito www.ilcerimoniale.it c’è un ricco archivio di risposte a domande e dubbi su ogni aspetto della vita quotidiana, e chi avesse delle curiosità da soddisfare può anche iscriversi alla newsletter.


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