I Viaggi di Graspo

Barbaran, alle origini del Grapariol

Barbaran, alle origini del Grapariol. Zenson di Piave

Barbaran, alle origini del Grapariol. Zenson di Piave

Simeone Barbaran racconta la storia del Grappariol ad Aldo Lorenzoni di Graspo in bella mostra una foglia del vitigno

Albino Barbaran, anzi Simeone, classe 1938, sguardo sereno, parlare pacato

Simeone Barbaran ci mostra una antica pubblicazione sul vitigno Grapariol

e sincero di chi ha consapevolezza del percorso professionale fatto, delle visioni realizzate e delle competenze acquisite è l’uomo giusto per raccontare dall’inizio ad oggi la storia di un vitigno veneto assolutamente originale il Grapariol.

 “Per la verità -ci spiega – questo era il nome del vino che si faceva con la Rabosina bianca un vitigno storico di questa zona che ho individuato e recuperato anche grazie alla collaborazione del Dott. A. Costacurta, di Severina Cancellier e del Dott. Michielet, dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano ancora negli anni 80. 

Ed era anche il nome del vino che si faceva con un’altra varietà molto simile la Rabosa bianca o Rabosazza ma che maturava un pò più tardi, due vitigni che successivamente la prova del DNA ha confermato essere diversi per cui uno, il mio, è stato denominato Grapariol Barbaran e l’altro chiamato Rabosa Bianca con il sinonimo

La foglia della Rabosina a sx. per confronto con quella della Rabosazza a dx

Grapariol Mambrin che è il luogo dove è stato recuperato.”

La storia di Simeone Barbaran si intreccia da sempre con la storia viticola di questa zona lambita dal Piave, siamo a Zenson infatti luogo noto per alcuni cruenti scontri nella Prima Guerra Mondiale, una zona che si è poi rigenerata anche grazie all’agricoltura ed in particolare alla viticoltura.

Quasi come fosse premonizione della confusione tra Rabosina e Rabosazza, Albino Simeone Barbaran vive questa doppia identità del suo nome per tutta la formazione scolastica fino a rischiare però il conseguimento della patente.

Chiarito finalmente il dubbio del nome, diventa perito chimico all’Istituto Pacinotti di Mestre trovando subito posto in un’azienda chimica, ma il suo destino era in cantina, prima collaborando con alcune aziende sul territorio e poi affittando direttamente la cantina del Conte Montalban. 

Una passione quella enologica che condivide però con l’insegnamento di applicazioni tecniche nelle scuole medie nella provincia trevigiana.

Paola Barbaran.

 La prima vinificazione in solitaria è del 1967, all’inizio la commercializzazione era indirizzata verso lo sfuso ma dopo qualche anno si apre all’imbottigliamento trovando grande riscontro tra la clientela non solo locale. 

E’ forse la prima cantina a svilupparsi a destra del Piave diventando quindi esempio per altri, non a caso Zenson è oggi dichiarato dall’amministrazione comunale il paese del Grapariol. 

I vini sono quelli storici del territorio, Glera, Raboso, Merlot e Cabernet ma la sua curiosità lo spinge a provare anche il Manzoni Bianco e soprattutto il Manzoni Moscato fino alla rivelazione del Grapariol. 

Oggi l’azienda che -ci racconta- non ha mai fatto pubblicità, arriva a 120.000 bottiglie ed è guidata dal figlio Fabio per la parte tecnica, dalla figlia Paola per quella commerciale e dalla nuora Simonetta per quella amministrativa.

Paola spiega come già nel 1679 l’Agostinetti nella sua opera cita due diverse varietà, la Rabosina e la Rabosazza, che nel 1870 vengono indicate nell’Ampelografia Trevigiana come Rabosina Bianca e Rabosa Bianca, vitigni che sono segnalati in coltivazione in questo areale da molti autori. 

Erano vitigni comunque caratterizzati da una notevole forza acida e per questo forse abbandonati troppo presto, anche se erano gli unici in quel contesto storico a poter, grazie a un pH basso ed alta acidità, superare tranquillamente l’estate.

Purtroppo nel 1970 alcuni vecchi impianti presenti presso l’Azienda Collalto Giustinian a Monastier sono stati estirpati prima del recupero del materiale di propagazione. 

Per fortuna invece Simeone Barbaran nel 1980 recupera prima dell’estirpazione di un vecchio vigneto vicino alla sua azienda le gemme di Rabosina e successivamente presso Fossalta di Piave il legno della Rabosazza, chiamata poi Rabosa Bianca.

Oggi il Grapariol è complessivamente allevato in circa 10 ettari a livello regionale di cui due sono stati piantati nell’azienda Barbaran, che lo propone in due versioni frizzante e spumante anche sui lieviti, ma nei prossimi progetti aziendali stiamo pensando ad un Metodo Classico.

Nel 2007 il Grapariol è inserito finalmente nel Registro Nazionale delle Varietà di vite, ed è oggi autorizzato per la coltivazione in tante provincie venete.

Simeone ci spiega anche alcune teorie sull’origine del nome che comunque sembrano riportare tutte all’erpice in dialetto chiamato “grapa”, sia indicato come peso impiegato per sigillare le botticelle di vino tenute nelle cantine di una volta, sia come attrezzo utilizzato in primavera quando si beveva questo vino. 

Interpretazioni che lasciano indubbiamente ancora nel mistero l’origine del nome di questo vitigno che invece oggi di certo, come racconta il noto giornalista Giampiero Rorato, amico di famiglia… “produce un vino di grande e riconosciuta eccellenza, piacevolmente acidulo, fresco, ricco di profumi dei prati in fiore a primavera e di frutta bianca non ancora matura. 

Un gran vino da pesce, stupendo con il baccalà mantecato alla veneziana, ma straordinario compagno anche dei risotti primaverili alle erbe spontanee di campo, di tortelli in brodo e dei primi piatti della tradizione veneta.”

Cin cin…

Il viaggio continua…..

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

 

Ci trovate su: Facebook e Instagram, alla voce Associazione Graspo

 

Barbaran Vigne e Vini
Soc. Agr. di Barbaran Fabio e C. S.S.

Via Don C.Giacomin, 6/2 31050 Zenson di Piave (TV) – Tel: +39 0421.344163 – Fax: +39 0421.464112 – info@barbaran.it

https://www.barbaran.it


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio