I Viaggi di Graspo

Antonio, Salvatore, l’IRVO e la custodia dei vitigni rari siciliani

Antonio, Salvatore, l’IRVO e la custodia dei vitigni rari siciliani

Antonio, Salvatore, l’IRVO e la custodia dei vitigni rari siciliani

 

Luca Li Vecchi presidente cooperativa Verbumcaudo

Tra i tanti incontri e presentazioni fatte nel corso dell’ultimo Vinitaly la presentazione del libro nello stand della regione Sicilia è stata una straordinaria occasione per approfondire quanto istituzioni ed aziende stanno facendo sul fronte della tutela e salvaguardia dei vitigni rari siciliani.

Campo catalogo Università di Catania

La Sicilia è, infatti a livello nazionale, una delle regioni con un enorme patrimonio ampelografico, costituito da tantissimi vitigni autoctoni, che in parte si erano persi con la l’arrivo della filossera e molti altri vitigni frutto dell’attività di miglioramento genetico sviluppato da illustri ampelografi come Antonio Mendola e Bruno Pastena.

Antonio Sparacio alla VINIMILO

Questo patrimonio di vitigni, in parte recuperati con specifiche attività, rappresenta quindi il punto di partenza per affrontare le sfide dei mercati, sempre in continua evoluzione ed alla ricerca di nuovi prodotti, e quelle imposte dai mutamenti climatici. Sfide raccolte da Antonio Sparacio e Salvatore Scalia, due appassionati ricercatori che operano presso l’area tecnico scientifica dell’IRVO di Palermo, coordinando e sviluppando da anni la ricerca ampelografica e la sperimentazione in questa regione.

da sx Salvatore Sparla e Antonio Sparacio

Quest’attività si è sviluppata su due assi: da un lato attraverso la creazione della “Banca del germoplasma viticolo siciliano” nel feudo di “Verbumcaudo” a Polizzi Generosa (PA)  e, dall’altro, con attività di recupero di antichi vitigni in diversi areali della Sicilia e, nello specifico, sui monti Nebrodi, nelle Madonie e nel trapanese.

 Sui Nebrodi una forte sinergia tra la Proloco del comune di Sinagra (ME) e l’IRVO, ha permesso infatti il recupero di alcune antiche varietà di vite. 

Si tratta di due cultivar, la “Facci lorda” (b.) e la “Pannufinu” (n.), presenti in un piccolo appezzamento in una pergola ultracentenaria.

Incrocio Pastena 1612

Si tratta di un ritrovamento di notevole importanza, dato che queste due varietà erano state descritte nell’800 dall’abate Geremia nel “Vertunno Etneo ovvero Stafulegrafia, Storia delle varietà delle uve che trovansi nei d’intorni dell’Etna” e dal barone Antonio Mendola in “Estratto del catalogo generale della collezione di viti italiane e straniere radunate in Favara”. 

Nelle Madonie, invece, in piccoli vigneti ad uso familiare ubicati fino a 900 metri di altitudine, sono state recuperate “Muscatedda niura” (n.) e “Pasqualeddu niuru” (n.), citate da Minà Palumbo nei suoi scritti di metà ‘800. Nel trapanese, inoltre, è stato recuperato il vitigno “Irpinia”, un probabile incrocio di Catarratto per Nero d’Avola, creato nel 1969 dal compianto prof. Bruno Pastena, quando era Direttore del Vivaio Governativo di viti americane di Palermo.

Descrizione Moscatella Nera, vinificata da Graspo

Lo stesso Bruno Pastena aveva creato un altro vitigno da vino, a bacca bianca, incrociando il Catarratto con l’Aglianico (Incrocio Pastena 1588), cultivar che aveva chiamato con il nome di “Palermo”; 

purtroppo di questo vitigno si sono perse completamente le tracce. L’IRVO si è anche impegnato sul recupero del  “Moscato Cerletti”, vitigno ottenuto nel 1869 dal barone Antonio Mendola di Favara (AG), noto ampelografo e studioso di viticoltura di quel periodo, e da lui dedicata al Prof. G. B. Cerletti. 

Di questa varietà si erano praticamente perse le tracce da diversi decenni e solo grazie ad una collaborazione con l’INRA di Montpellier, che disponeva di alcuni ceppi nella sua collezione ampelografica, si è riusciti a far ritornare il Moscato Cerletti nella sua terra natia, la Sicilia. 

Le attività di recupero e conservazione di antiche varietà di vite rivestono, per il mondo scientifico e produttivo, un ruolo di grande importanza, risultando strategiche nell’ottica dell’innovazione di prodotto e per la salvaguardia della biodiversità, elementi quest’ultimi in grado di affrontare anche le sfide indotte dai cambiamenti climatici che sono in atto negli ultimi anni, così come è stato anche definito nel “Piano strategico per la biodiversità 2011-2020” adottato ad ottobre del 2010 a Nagoya, in Giappone, da più di 100 Stati.

L’IRVO in questo ambito, ed in sinergia con altre istituzioni scientifiche, si sta facendo promotore di iniziative che vanno nella direzione del recupero, salvaguardia e valorizzazione della biodiversità viticola.

Il viaggio continua……

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

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