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Anche la burocrazia uccide la pesca

Dalla barca, dalle reti, dal pescato dipendono decine di migliaia di famiglie e ormai, stagione dopo stagione, dopo sempre nuovi provvedimenti restrittivi e capestri di sanzioni, il settore della pesca nazionale è sempre più in crisi, anche grazie ad una burocrazia pazzesca.

I pescatori di Alleanza Cooperative si sono proprio stufati. Illusi, delusi e scoraggiati da tante promesse accumulate in anni di proteste, manifestazioni di piazza ed audizioni presso Commissioni istituzionali, anche mandando a Bruxelles i rappresentanti delle loro istanze, passati i Ministri, passati i Governi, la situazione è sempre allo stesso punto.
Anzi, ogni anno si accumulano gli sforzi dei pescatori, imprenditori e dipendenti del comparto pesca italiano, per restare in barca. Non è una espressione spiritosa, loro sono nati in barca, vivono in barca e non poche volte taluni anche vi spengono la vita. Ed il fatto che la flottiglia italiana di pescherecci si assottigli di stagione in stagione sembra non sia un problema sociale.

La legge 154 del 2016 ha contribuito ad infliggere un ulteriore giro di vite e periodicamente l’Alleanza denuncia la gabbia di norme e regolamenti che tendono a soffocare le imprese, già schiacciate dal peso dell’eccessiva burocrazia e dalle conseguenti, o già preesistenti, criticità del comparto. Inutilmente è stato proposto al Parlamento italiano il rilancio della filiera ittica italiana anche attraverso regole più eque.
E soprattutto uno sforzo comune delle Istituzioni del nostro Paese per rafforzare il ruolo dell’Italia nel condominio europeo. Esortazione per i nuovi Ministri competenti e referenti per i diversi aspetti del comparto, nonché per i futuri parlamentari e commissari italiani alla UE.

Oggi l’Alleanza delle Cooperative Pesca, reduce dai lavori del Medac, Consiglio consultivo per il Mediterraneo, il 4 e il 5 giugno scorsi a Salonicco in Grecia, dove si è affrontato il tema del pesce azzurro, annuncia che il prossimo 8 giugno a Chioggia è indetta una Assemblea delle cooperative di pesca e acquacoltura sul tema “La pesca Adriatica fra Roma e Bruxelles”, rivolta in particolare alle marinerie delle regioni comprese nel Distretto Alto Adriatico, per difendere l’oro blu della pesca professionale.

Da quest’anno e fino al 2021 sono raddoppiati i mesi di fermo pesca, che diventano così due, con una riduzione progressiva delle catture del 5% ogni anno e con una importante chiusura della fascia costiera. Oltre al pesce azzurro, altra nota dolente è la pesca a strascico che da quest’anno si deve confrontare con fermo di pesca aggiuntivo e che rischia di essere depotenziata con una riduzione di meno 40% nei prossimi 5 anni.
Secondo l’Alleanza delle Cooperative Pesca, il pericolo è che l’Adriatico, come tutto il Mediterraneo, si trasformi solo in un grande acquario, senza più le condizioni per portare avanti una attività di pesca sostenibile da un punto di vista economico e sociale.
In Friuli Venezia Giulia, in Veneto e in Emilia Romagna operano oltre 1500 pescherecci, che producono più di 46 mila tonnellate di prodotti ittici, per un valore di oltre 130 milioni di euro.

All’appuntamento dell’8 giugno, sperando non parlino a vuoto, hanno confermato la propria partecipazione il Sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari, forestali e al turismo on. Manzato e l’Assessore regionale del Veneto Giuseppe Pan.

Maura Sacher


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