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Amarone 2015 da collezione celebra 90 Cantina Negrar

Amarone 2015 da collezione celebra i 90 della Cantina Valpolicella Negrar Il Recioto della Valpolicella candidato a diventare Presidio Slow Food

Amarone 2015 da collezione celebra i 90 della Cantina Valpolicella Negrar

Amarone Classico Riserva_90_ DV

Il Recioto della Valpolicella candidato a diventare Presidio Slow Food

Due vini di nicchia della Cantina Valpolicella Negrar al Vinitaly 2024. 

Due eccellenze enologiche fiore all’occhiello della storica azienda che festeggia i 90 anni della fondazione.  

Il più blasonato è l’Amarone della Valpolicella Classico Docg Domìni Veneti 2015, l’annata delle annate. 

Un grande rosso che parla di ciò che un certo modo di cooperare può produrre: l’eccellenza, sin dalle origini. 

“Era d’obbligo coronare questo nostro importante traguardo con un grande Amarone, vino a cui la storia ci lega indissolubilmente”, afferma il giovane neo presidente Giampaolo Brunelli (44 anni), chiamato dallo scorso novembre a guidare la Cantina insieme ad Alessia Ceschi (33 anni), prima donna a ricoprire la carica di vice presidente nella storia della coop vitivinicola negrarese. 

La prima bottiglia di Amarone

da sx Alessia Ceschi (vice presidente), Giampaolo Brunelli (Presidente) e Daniele Accordini (dg ed enologo)

Se l’invenzione dell’Amarone è patrimonio di un intero territorio, spetta infatti a Cantina Valpolicella Negrar l’aver etichettato e commercializzato negli anni Trenta del secolo scorso la prima bottiglia di Amarone con la dicitura «Amarone della Valpolicella Extra». 

L’unico esemplare esistente è conservato nel caveau della Cantina a Negrar (visitabile su prenotazione). 

La preziosa bottiglia della Riserva di Amarone 90°, dal sapore corposo e morbidamente elegante, con un profumo che ricorda il frutto passito, è avvolta in un estratto dello statuto costitutivo della coop vitivinicola, redatto il 23 agosto del 1933 per mano dei 7 padri fondatori, i gentiluomini veronesi Gaetano Dall’Ora, Carlo Vecchi, Giovanni Battista Rizzardi, Marco Marchi, Pier Alvise Serego Alighieri, Silvio Graziani e Attilio Simonini, quest’ultimo al tempo proprietario di villa Novare ad Arbizzano di Negrar, prima sede sociale della cantina, poi trasferitasi a San Vito quindi nell’attuale sede, a Negrar di Valpolicella. 

Il passito dolce rosso

Recioto valpolicella Le uve ad appassire

L’altro rosso è il Recioto della Valpolicella, che potrebbe presto diventare un Presidio Slow Food. Il passito rosso dolce, vino del cuore del territorio vitivinicolo a nord di Verona e “padre” dell’Amarone, oggi è  prodotto in quantità molto limitate per il cambio di gusto dal dolce al secco avvenuto nel corso del Novecento. 

“Il Recioto – spiega Daniele Accordini, direttore generale e capo enologo di Cantina  –  è il nostro vino della memoria intrinseco alla storia vinicola della Valpolicella e dobbiamo difenderlo a ogni costo. I numeri di produzione sono oramai da Presidio, tanto che abbiamo avuto dei primi contatti con la condotta veronese di Slow Food per verificare la possibilità della sua salvaguardia”. 

Dal 1933, anno di fondazione della Cantina Valpolicella Negrar, il Recioto è sempre prodotto. Oggi la quantità è di nicchia:  circa 50 mila bottiglie l’anno. Cinque le tipologie: il “recioto da Palio”, il Classico, il cru di Moron affinato in legno, l’amandorlato e lo spumante.

Di quest’ultima tipologia, unicamente prodotta dalla coop vitivinicola negrarese, ne parlava già Luigi Messedaglia (1874-1956), politico e medico veronese noto per i suoi studi di agronomia, nel suo “Arbizzano e Novare: storia di una terra, della Valpolicella” (1944), che riferiva della «champagnizzazione del Recioto» come tecnica di produzione usata dalla Cantina. 

Che a Vinitaly 2024 ha presentato la nuova ed indovinata etichetta del Recioto della Valpolicella Docg Spumante Domìni Veneti, “SENTAte”, (siediti, accomodati in dialetto veneto).  

Un’etichetta che vuole ribadire il concetto di accoglienza legato in Valpolicella a questa tipologia di vino, e che racconta uno spumante non scontato, un po’ rustico e un po’ snob. 

Uno spumante che incuriosisce, che convince per il suo profumo, che conquista per l’intensità del gusto, per la freschezza del sorso, ma soprattutto per quella spuma inconfondibile di colore viola, che solletica piacevolmente le labbra. 

Fiocco rosa in Cantina

Tra le novità Domìni Veneti presenti al Vinitaly spicca MaDamigella Blu, un Rosé che deve nome ed etichetta a un’affascinante specie simile alla libellula, la «damigella» dal color blu che vive solo a contatto con corsi d’acqua puliti e intatti. 

Come la damigella si libra delicatamente in volo, così il MaDamigella Blu suscita al sorso vibrazioni sottili, tocchi di rosa delicati che, come le chiare e fresche acque in cui vive l’antico insetto, affidano alle trasparenze del vetro la rivelazione della sua vera identità. 

I numeri della Cantina Valpolicella Negrar

 La Cantina Valpolicella Negrar è tra le aziende più rappresentative del sistema vitivinicolo veronese. 

Nel tempo, la Cantina ha acquisito sempre più prestigio e credibilità sul piano nazionale e internazionale, crescendo in modo sostenibile nella capacità produttiva e nella proposta qualitativa, ottenendo la fiducia e la stima più di 244 soci conferitori. 

Grazie a questo legame di reciprocità, la Cantina può contare su 878 ettari di vigneti, di cui circa il 30 per cento  è condotto a regime biologico, distribuiti in gran parte nella zona Classica, posti a diverse altitudini e caratterizzati da una grande varietà di suoli tra le valli di Negrar, Marano, Fumane e Sant’Ambrogio di Valpolicella. Fuori Vinitaly la tradizionale cena di gala, nella suggestiva e storica bottaia della Cantina, dove i gustosi piatti sono stati accompagnati dagli indovinati abbinamenti di vini. 

Tra cui l’Amarone del 90. con la tagliata di filetto di bruma Piemontese e il Recioto Docg con la sbrisolona alle mandorle e zabaione al vino passito e amarene.

 

 


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