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Alessandro Morini, da mancato veterinario a vignaiolo

I Morini di Faenza sono grandi innovatori nel settore avicolo, già nel primo dopoguerra Natale Morini sperimentava l’allevamento di polli per poi specializzarsi nella produzione di pulcini e uova.
Il suo felice matrimonio ha generato quattro figli, tutti brillantemente inseriti nel settore avicolo, ma Alessandro Morini aveva un’altra grande passione, il vino e in testa un progetto ben preciso: coltivare le uve del territorio, con un tocco di personalizzazione su ogni vino.

Così alla fine degli anni novanta nasce la cantina di Poderi Morini, in mezzo ai vigneti ai piedi delle colline e proprio sotto la torre di Oriolo dei Fichi, dove nasce il primo autoctono in cui Alessandro ha dato il tocco, Il Centesimino Passito “Rubacuori”.

Ovviamente nei suoi vigneti c’è l’intera gamma dei vini romagnoli, infatti troviamo il Sangiovese, l’Albana, il Bursòn “ Augusto” Igt Ravenna e altri vitigni tipici.

Alessandro con sua moglie Daniela si sono spesi proprio per far si che l’eccellete territorio potesse esprimere il massimo risultato, ma siccome non sono solo sognatori dando sempre un occhio al mercato, sono stati bravi a mutare una visione in realtà.

La personalizzazione dei vini ha portato Alessandro a creare vini esclusivi, per meglio dire il suo Albana Docg “Sette Note” al naso si sente aromatico, ma lo ha reso più secco per accompagnare meglio una cucina di mare.

Nel progetto di Alessandro e Daniela la parte del leone la fa il Centesimino, questo vitigno autoctono che nel suo caso usa in tutte le derivazioni, sia passito, sia come spumante Rose il “Morosè”, eccezionale a tutto pasto, con profumi complessi, gusto e bella acidità grazie anche alla versatilità di quest’uva.

Per non parlare della versione classica “Savignone” e riserva e “Tra i Colli Savignòne rosso” questi due vini il classico più accattivante e beverino, se vogliamo trovargli un vino simile, potremmo mettere un “Lacrima di Morro d’Alba” oppure un “Ruchè” del Piemonte; ma sia chiaro il Savignone è unico nel suo genere.
Il Savignone rosso “Tra i Colli” è più vino serioso, anche se le note aromatiche e fruttate risaltano sul finale.

Penso che questo vino sia la vera intuizione per lo sviluppo dei vini romagnoli autoctoni e in questo ne dobbiamo dare merito a Morini per la lungimiranza.

Che dire del grande vino di Romagna il Sangiovese e qui ci si sbizzarrisce con vini da consumare tutti i giorni, con il Sangiovese superiore “Morale” beverino gustoso e si accompagna a tantissimi piatti di carne, minestre e con le classiche tagliatelle al ragù un matrimonio stupendo.

“Nonno Rico” Sangiovese Superiore riserva, questo campione ha più medaglie dei generali russi, premiato da tutte le guide italiane e non solo, è un vino impegnativo, corposo e ben strutturato, con tannini morbidi e ottimo da solo, ma anche con piatti succulenti di carni e sposa bene formaggi di buona stagionatura.
La realtà di Poderi Morini dopo quasi vent’anni dalla creazione è un bell’esempio di successo imprenditoriale, dove si vede lo sviluppo graduale e costante di un produttore che ha saputo interpretare nel modo migliore la sua terra.


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