Tribuna

A che ora si mangia?

Qualcuno potrebbe giustamente chiedersi “chi ha fissato gli orari dei pasti?”. Fin dall’antichità la regolarità dei pasti rappresenta un ideale, non solo dietetico, ma anche morale, espressione di una condotta civile che si oppone ai comportamenti sfrenati e selvaggi: controllare l’appetito significava anche controllare gli istinti, che distinguono gli animali dall’uomo.

Anche se i nostri antenati mangiavano quando avevano fame, fino a un secolo fa per molti lavoratori, mancando una regolamentazione dell’orario di lavoro, i pasti principali erano una merenda al mattino e una più sostanziosa all’ora del tramonto. Nella tradizione è rimasta l’espressione “pasto di mezzogiorno”, perché all’ora dell’Angelus le campane delle chiese suonavano a stormo (come ancora oggi), era un segnale per i contadini per raccogliersi in preghiera e con l’occasione in pausa di lavoro, approfittando di sfamarsi. Ciò non toglie che nel mezzo della giornata non sbocconcellassero pane e qualche frutto o ortaggio crudo.

I memorabili lauti banchetti del passato non erano regolarità quotidiana, bensì eventi eccezionali, e iniziavano generalmente al tramonto.

Nel ‘500 alla corte spagnola iniziò l’abitudine di stabilire orari per i pasti, e ciò rientrava nelle prerogative del re. Sulle «etiquetas» che venivano affisse fuori delle sue stanze (cartelli – molto decorati – che descrivevano minutamente tutte le regole della giornata) era stabilito anche l’orario del pasto, che generalmente era uno, e sontuoso.
Nel Seicento e Settecento in Francia e in Italia per i Signori dell’alta società i pasti principali erano già due ad orari più o meno fissi e, poiché trascorrevano il pomeriggio tra concerti e passeggiate mentre dopo il tramonto si recavano a teatro e alle feste, cenavano tra le 21 e Mezzanotte. La mattina si alzavano tardi e quindi pranzavano intorno alle 14.

Nell’epoca moderna, ogni Paese ha le sue consuetudini, e l’orario è variabile secondo le stagioni e lo stile di vita, anche tra nord e sud della stessa nazione.
Non tenendo conto delle differenze geografiche e climatiche, il Galateo dice che, volendo organizzare un pranzo in forma ufficiale, è opportuno fissarlo alle ore 13; per un incontro informale è concesso spostarlo alle 13.30.  

Un pranzo di lavoro non ha orari rigidi, perché dipende da eventuali impegni pressanti dei partecipanti, però un lasso di tempo è pur sempre cortesia proporlo: tra le ore 13 e le 14.30.
In caso la pausa pranzo sia nel mezzo di una manifestazione o convegno che riprenda in sessione pomeridiana, è lecito organizzare il banchetto in orario 12:30-14:00.

Sono fissati i tempi anche per la cena. Normalmente, invitando a casa, il classico orario da Galateo è alle 20.30 ma prenotando in ristorante l’appuntamento può essere anche anticipato alle 20. Se si tratta di un pranzo molto formale l’ora può essere spostata alle 21 ma non oltre.

donna Maura
m.sacher@egnews.it


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