A Merano con G.R.A.S.P.O. i Top Ten della Biodiversità della vite
Venerdì 7 Novembre nei saloni del Kurhaus dalle ore 10.00 si apre il Merano Wine Festival e nell’ambito della sezione Taste Terroir saranno protagonisti nell’esclusiva Sala Ohmann i 10 custodi di G.R.A.S.P.O. con i loro incredibili vini.
Un’occasione unica per incontrare e degustare con i produttori custodi vini originalissimi praticamente introvabili.
Eccoli con i loro vitigni rari :
1.L’Avanà e il Bequèt dell’Alta Val di Susa.

Via Costonet, 8 – 10050 Chiomonte – Torino – cell. 3341466075 stefano.turbil@gmail.com G.R.A.S.P.O.
Due straordinari vitigni a bacca rossa di montagna riscoperti e riproposti da Stefano e Mariangela Turbil.
Dal 2014, l’Avanà, viene utilizzato anche per realizzare spumanti in grado di valorizzare al meglio le sue originali caratteristiche di freschezza e vivacità con risultati così sorprendenti da essere clonati anche da altre aziende del territorio. I vini ottenuti dalle uve Becuèt hanno invece un estratto notevole e un elevato corredo polifenolico per vini intramontabili ma assolutamente contemporanei.
2.Il Nebbiolo Picotendro di Bianca e Riccardo

Siamo nel Canavese a Settimo Vittone, nell’anfiteatro di Ivrea a due passi dal forte di Bard, il punto più stretto della valle che passando dalla Valle d’Aosta porta in Francia.
Terra dura dove ogni pezzetto coltivabile è stato strappato alla montagna, con lavori di terrazzamento e costruzione di muri a secco che hanno dell’incredibile.
Il sistema di allevamento dominante è la pergola Canavese o meglio Toppia Canavese, con i suoi caratteristici sostegni in pietra di granito intonacata con calce (i Pilun).
Il Nebbiolo Picotendro in purezzadi Bianca Seardo e Riccardo Prola ci parla di selezione delle uve, di fatica e di attenzioni.
Il risultato è notevole in qualità. Il colore è di un bel rosso rubino, con un profumo fine, fruttato e floreale di ottima persistenza, in bocca la trama tannica si esprime al meglio con un gusto bilanciato ricco e armonico proprio un vino da non perdere.
3.Il Centesimino di Alessando Morini.

www.poderimorini.com G.R.A.S.P.O.
Fare vino è un atto d’amore, di passione e se vogliamo anche artistico.
Lo sa bene Alessandro Morini che assieme alla moglie Daniela, da oltre una ventina d’anni, era infatti il 1998 quando decisero di aprire la propria cantina all’ombra della Torre di Oriolo, realizzano vini dal grande imprinting territoriale.
In particolare il Centesimino che ha una storia incredibile e che è diventata la scommessa vera della cantina.
Un vitigno eclettico che viene valorizzato oggi in diverse versioni anche grazie e ai suggerimenti fatti dal grande Luigi Veronelli che ne capì in tempi non sospetti il grande potenziale.
4.Longanesi, Lanzèsa e Rambèla per Tenuta dell’Uccellina

info@tenutauccellina.com – www.tenutauccellina.com
Azienda fedelissima ai vitigni del territorio ma con tanto coraggio nel guardare indietro per andare avanti.
Non solo interpretazioni modernissime della Longanesi con il Bursòn che regolarmente stupisce per complessità e bevibili, ma anche Lanzèsa e Rambèla due bianchi originalissimi e versatili.
Idee e dinamismo non mancano certo a Tenuta dell’Uccellina dove Alberto ed Ermes Rusticali stanno testando anche un vitigno rarissimo come il Pelagos Nero.
Si tratta di un vitigno originario di Bagnacavallo dove in un vigneto relitto sono state recuperate e messe in sicurezza le prime piante e valorizzate fino all’iscrizione nel registro del Ministero.
Nel suo nome troviamo poi il suo indomito carattere perchè Pelagos qui significa che pela la gola per la sua importante forza acida e proprio per governarla al meglio stanno interpretando questa sua esuberante freschezza sia con lunghi affinamenti che con la spumantizzazione in blanc de noir metodo classico con lunga permanenza sui lieviti.
5.Tutta la biodiversità del Friuli nei vini di Bulfon

via Roma, 4 – 33094 – Valeriano (Pordenone) – bulfon@bulfon.it – www.bulfon.it
Se è vero che attraverso il nome dei vitigni puoi rintracciare la loro origine a casa Bulfon in Friuli possono diventare dei veri marcatori territoriali come ad esempio il Piculìt-Neri, un parente del Refosco, lo Sciaglìn, che richiama la famiglia delle uve “schiavoline”,
il Forgiarìn, che prende il nome da Forgaria nel Friuli, un piccolo centro qui vicino, dal quale nei secoli scorsi emigravano in Ungheria e Romania,
ricercati potatori di viti, il Cividin individuato nell’area boscosa a Navarons sopra a Maniago, la Cjanorie trovata in frazione di Costabeorchia,
ma originaria dell’areale di Gemona, Artegna e Osoppo, l’Ucelùt, un vitigno selvatico addomesticato, tipico di Castelnovo del Friuli, la Cordenossa, proveniente da Castions di Zoppola.
Assolutamente da non perdere.
6.Claudio e Nicolò Zani ed il Refosco di Faedis

via Cividale, 3 – 33040 – Faedis (Udine) – vinizani@libero.it
Il vigneto Storico di Faedis curato dall’azienda Zani si trova in località Collevillano a Faedis,
rappresenta uno spaccato della viticoltura friulana di quasi 130 anni fa che ha permesso il recupero del vitigno più rappresentativo del territorio: il Refosco di Faedis.
Lo studio definitivo sul Refosco di Faedis si deve all’istituto sperimentale per la viticoltura e l’enologia di Conegliano che nel 1994 fa sintesi dei Refoschi e identifica nel Refosco nostrano o Refoscone il Refosco di Faedis che viene iscritto al Registro del Ministero.
Un vitigno dalla fortissima identità che stimola alcuni produttori di Faedis a creare un consorzio di valorizzazione
e promozione dedicato proprio a questo gioiello.
7.La Pinella di Marco Zanovello

via San Pietro, 50 – 35030 – Cinto Euganeo (Padova) – info@calustra.it – www.calustra.it
Siamo nel cuore dei Colli Euganei in località Faedo, sulle pendici del Monte Venda all’azienda Cà Lustra, oggi guidata da Marco Zanovello e dalla sorella Linda.
Qui i suoli hanno caratteristiche geologiche molto diverse, anche a brevi distanze. Esposizione ed altitudine, come in tutti gli Euganei, contribuiscono inoltre a definire chiaramente le specifiche vocazionalità di ogni singolo areale.
Qui si coltiva da sempre la Pinella un’uva vocata anche per la presa di spuma, che viene interpretata in due versioni-etichette: da un vigneto su terra vulcanica (sabbia, sasso disgregato molto drenante)
a 350 mt di quota ottenendo una base perfetta per un vino frizzante rifermentato in bottiglia con qualche nota verde ma delicato e floreale, mentre da un vigneto su scaglia calcarea a piede di collina a circa 50 mt slm
in zona molto più calda otteniamo un vino fermo di buono spessore e grande sapidità, con una leggera nota aromatica e un’ottima capacità di invecchiamento.
8.La Recantina di Lino e Gabriella Forner

via Costeselle – 31030 Castelcucco – Treviso colmello_ss@libero.it www.patdelcolmel.it
L’ Azienda agricola Colmello si trova sulla sommità di una collina all’interno di un antico borgo rurale denominato Colmèl dei Pat.
Qui siamo circondati dai suggestivi vigneti che come ricami si estendono sulle dolci colline asolane e si aprono ad anfiteatro dominando i colli del territorio dove da sempre, la particolare composizione del suolo, il clima mite e l’invidiabile esposizione al sole, sono le migliori condizioni per un’ottimale coltivazione della vite ed una produzione di vini di alta qualità.
La Recantina proprio grazie ai suoi storici custodi Lino e Gabriella Forner sta riscuotendo oggi tanta nuova attenzione da produttori e media anche se la sua superficie vitata è ancora limitata ad una ventina di ettari. Lino Forner e la moglie Gabriella lo descrivono come un vitigno che anche avanti con l’età dimostra buona vigoria e costanza di produzione. In questo areale con buona ventilazione non evidenzia particolari sensibilità alle crittogame e resiste bene alla botrite.
È un’uva rustica ricchissima di colore, che regala un vino intenso quasi impenetrabile alla vista, seguito da un profumo con una precisa sensazione di erba sfalciata e note di peperone che richiede sempre qualche anno di affinamento per esaltarne le note speziate.
In degustazione quattro annate emblematiche con diversi affinamenti per capire meglio le potenzialità di questo vitigno:
La storia della Recantina Forner è un esempio di come la passione e la dedizione possano portare a risultati sorprendenti. La storia di Lino e Gabriella Forner è un’ispirazione per tutti coloro che credono nel valore dei vitigni originali per produrre di vini di alta qualità.
9.Tutti i gioielli di Tenuta la Marchesa

Via Gavi , 87 – 15067 Novi Ligure -AL- info@tenutalamarchesa.it – www.tenutalamarchesa.it
Albarossa, Pelaverga, Slarina e Uvalino di Tenuta la Marchesa, dove la storia del passato è già futuro
La terra è quella delle dolci colline che producono il Gavi un grande bianco figlio del Cortese (Bianca Fernanda ). Qui la famiglia Giulini a Novi è arrivata agli inizi degli anni settanta, acquistando l’azienda con la storica villa padronale. La vecchia proprietà di circa 56 ettari aveva bisogno subito di cure ed interventi.
Comincia così un grande lavoro di appoderamento e razionalizzazione delle vigne e delle strutture storiche che ora mostrano tutta la loro armoniosa suggestione.
Con questi quattro originalissimi vini Tenuta la Marchesa sta aggiungendo referenze e racconto ad una storia viticola già di successo e di qualità, nel segno di una modernità che attingendo alla grande biodiversità territoriale si inserisce nel racconto viticolo con strumenti enologici capaci di catturare l’attenzione e salvare perle che andrebbero perdute, coniugando creazione del valore con attenzione reale alla conservazione e alla tutela della biodiversità viticola che è infine anche la vera missione di GRASPO.
10.Il Lecinaro di Vittorio Giulini

Vittorio Giulini è un imprenditore curioso attento ed anche un pò visionario, arriva da Milano dove ha lasciato un segno importante nel mondo della moda e della finanza, oggi si dedica invece con costanza e passione alle sue due aziende una è Tenuta la Marchesa situata nella zona del Gavi e l’altra é Tenuta di Pietra Porzia nel Frascati.
Due realtà importanti e fortemente identitarie lontane 500 kilometri ma accomunate da alcuni fattori fortemente condivisi, sono entrambe inserite in un contesto paesaggistico incredibile e valorizzate da testimonianze architettoniche storiche, sono caratterizzate da una maniacale attenzione alla sostenibilità ed all’accoglienza, producono vini fortemente territoriali ma sopratutto in entrambe c’è una grande attenzione all’originale biodiversità viticola dei due territori.
Giulini ricorda di aver conosciuto il Lecinaro, ormai tanti anni fa, nel corso di una degustazione di vari vini di vitigni autoctoni ottenuti da microvinificazioni fatte dall’istituto di ricerca di Velletri e di essersi innamorato subito del profumo di questo vitigno.
Il vino è di un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. La struttura è robusta ma, nonostante ciò, risulta fresco e piacevole al palato; qui si possono chiaramente distinguere dei sentori speziati e tannici, in particolare delle note di liquirizia e sentori di frutti di bosco e cacao.
Un vitigno del passato che racconta presente e futuro.
11.L’Uva Greca Puntinata e le altre storie di GRASPO

Sono tante le storie Incontrate in tutta Italia di vitigni rari a rischio di estinzione che si intrecciano con un viticoltore appassionato che ne diventa custode salvandolo dall’oblio e condividendo poi con tutti i produttori del territorio il risultato di questa opera di preservazione.
Ci pare diverso ma allo stesso tempo ancora più virtuoso il progetto di recupero di un vitigno antico come l’Uva Greca Puntinata messo in atto contemporaneamente dal Comune di Acquapendente in Provincia di Viterbo, da Alicenova Fattorie Solidali Cooperative, dall’A.R.S.I.A.L. da S’Osteria 38, dai vivaisti locali e da tanti piccoli viticoltori custodi.
Al tavolo dei GRASPO si potrà quindi degustare in anteprima mondiale questo vitigno e tanti altri vitigni originalissimi messi in sicurezza da GRASPO come la Brepona, la Quaiara, la Denela e tanti altri raccontati nel libro 100 Custodi per 100 vitigni riconosciuto dall’O.I.V. come miglior libro di Viticoltura del 2025.
La Slarina di My Wine

Via Aldo Moro , 16 -14010 Cellarengo – Asti
www.cellarengo.wine – info@cellarengo.wine
Siamo nel cosiddetto Pianalto Astigiano a Cellarengo in Piemonte, un territorio a cavallo tra le ultime propaggini delle colline del Monferrato, il Roero e la pianura torinese.
Qui la Slarina c’è sempre stata raggiungendo anche superfici molto importanti, la ricostituzione post fillossera l’ha però vista molto penalizzata probabilmente per la sua scarsa produttività decisamente inferiore rispetto a quella della Barbera.
E My Wine associazione guidata da Giuseppe Gianolio è un’esperienza di vita e di condivisione molto esclusiva che si occupa di fatto del recupero, salvaguardia e valorizzazione della Slarina, chiamata anche Cellarina condividendo i frutti di questo prezioso percorso con una settantina di soci dispersi in tutto il mondo.
Oggi questo progetto per My Wine è molto cresciuto e strutturato con l’impianto di un nuovo suggestivo vigneto disteso ad anfiteatro dove non solo si produce un’ottima Slarina ma che diventa anche luogo ideale di incontro e di crescita e di rigenerazione per tutti i soci che qui possono essere coinvolti non solo nella raccolta dell’uva ma in tutta una serie di eventi culturali e di spettacolo durante tutto l’anno.
La Slarina in purezza esprime vini di un rosso rubino intenso e con profilo aromatico ampio e complesso dove sensazioni di fiori freschi, frutta rossa spezie emergono, unitamente ad una buona struttura, bilanciata freschezza e bella morbidezza. Un vino che può sorprendere anche sulle lunghe distanze.
10 incredibili ottimi motivi, anzi 12 che si possono degustare solo in Sala Omhann il 7 novembre al Merano Wine Festival.
Vitigni dal passato per i vini del presente e del futuro.
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