
G.R.A.S.P.O. premiato a Digione dall’O.I.V. per il miglior libro di Viticoltura con l’Award OIV 2025

Il premio è stato consegnato ai rappresentanti di GRASPO Aldo Lorenzoni, Gianmarco Guarise e Andrea Bendazzoli
nell’ambito della cerimonia ufficiale dell’OIV Awards, martedì 21 ottobre presso il suggestivo Palais des Ducs et des Ètats de Bourgogne

dalla Presidente dell’OIV Mrs Yvette Van Der Merwe, dal Direttore Generale Dr. John Barker, dalla Presidente dell’OIV Awards Azélina Jaboulet-Vercherre e dal segretario scientifico Richard Pfister con il Dr. Enrico Battiston, Capo dell’Unità Viticoltura OIV.

Dal Nocchianello di Sassotondo in Toscana all’ultra centenaria vite di Hoertroete di Margreid in Alto Adige, dagli archeo-vigneti dell’Alta Lessinia alla secolare piantata storica di Urbana, fino ai vitigni perduti dell’Etna, sono oltre 100 le storie incredibili di ordinario eroismo raccontate da GRASPO nel libro 100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia, che raccoglie le più belle storie di conservazione del nostro straordinario patrimonio viticolo e che ha conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura “ del prestigioso concorso internazionale promosso dall’O.I.V.( International Organisation of Vine and Wine).
Una vera e propria ONU del vino.

Un prestigioso premio che arricchisce di ulteriore valore il nostro lavoro di ricerca, ha spiegato Aldo Lorenzoni fondatore di GRASPO, che apre una finestra importante sui vitigni rari mettendo in risalto i tanti testimoni della ricca Biodiversità viticola dell’Italia in un viaggio ideale dalla Valle D’Aosta all’Etna.

Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vitigno e del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi.

Un viaggio ricco di storie originali, spesso caratterizzate da autentico eroismo, ma anche un racconto di quanto istituzioni, centri di ricerca ed ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni.

Crediamo che conoscere meglio queste varietà e il loro vino sia solo una parte del lavoro, ha sottolineato nell’occasione Gianmarco Guarise, conoscendo i vitigni conosciamo i custodi che li hanno protetti, in alcuni casi mantenendo sistemi di allevamento storici e pratiche agricole ancestrali, storie vere da raccontare perché il vino non è fatto solo di uve e numeri, ma anche e soprattutto di persone autentiche.
Lo scopo di questo lavoro, oltre alla conservazione della biodiversità e della storia che ognuno di questi vitigni porta con sé, ha concluso Andrea Bendazzoli, è quello di capire se, in un contesto come quello attuale dove la viticoltura subisce le conseguenze del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, e deve combattere contro fitopatie sempre più aggressive questi vitigni possano rappresentare una valida soluzione, e possano diventare varietà in grado di dare nuovi vini o di entrare negli uvaggi tradizionali, senza snaturarne le caratteristiche ma legando ancora più il vino al territorio di origine.
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