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Xylella: il Ministro Bellanova tra ordinanze europee, sentenze UE e interventi ministeriali

Bella grana tocca al neo ministro per l’agricoltura, Teresa Bellanova, neanche il tempo di entrare nelle stanze ministeriali e già sul tavolo un fascicolo bollente: la Corte di Giustizia UE manda il conto sulla Xylella.

Titoloni allarmistici: l’Italia multata dalla Corte di Giustizia europea per inadempimento alle direttive sulla lotta alla Xylella in Puglia. Ossia: l’Italia non ha applicato le misure obbligatorie per impedire il diffondersi del batterio ‘Xylella fastidiosa’, responsabile del disseccamento rapido degli ulivi in Puglia e, pertanto, deve pagare.
Pagare cosa? L’Ansa, nella nota del 5 settembre 2019, lo dice chiaramente: «Si tratta di una condanna per primo inadempimento, che prevede solo il pagamento delle spese processuali». Spese processuali che, a ripercorrere le vicende, si riferiscono a tutta la storia dei ricorsi inoltrati dall’Italia da quando, a ottobre del 2013, la ‘Xylella fastidiosa’ venne scoperta sugli olivi pugliesi, e fu segnalata all’Unione europea. Da allora la presenza del batterio è stata scoperta anche in Francia (Corsica e Provenza), focolai in Spagna (Baleari), in serre in Germania e Olanda, ma è soprattutto sulla nostra Nazione che si accentrò l’attenzione.

Per farla breve, si cominciò con le ordinanze dell’abbattimento delle piante malate e di tutte le specie vegetali, anche vive e vegete, nell’arco di 100 metri, una desolazione che neanche in mezzo al deserto africano, e già il fatto si presentava come un disastro per l’economia locale, cali di produzione di olive e di olio, frantoi chiusi, aziende in crisi, nemmeno il legname degli alberi valeva sul mercato.
L’area complessivamente interessata ha, oramai, un’estensione di circa 750 mila ettari di superficie, a fronte degli 8.000 originariamente interessati dal fenomeno. Gli ultimi rilevamenti del contagio di Xylella fastidiosa ha una nuova demarcazione della zona infetta, con uno spostamento di circa 20 chilometri verso nord dei confini della zona infetta.
Non è questione di pagare una multa, si tratta di trovare risoluzioni efficaci e convincenti per non mandare al lastrico gli imprenditori che nelle olive hanno investito.
Non è accettabile lo spianamento di mezza Puglia come il rimedio migliore. E neppure l’impiego di pesticidi chimici che qualche suo predecessore al Dicastero (faccio il nome: Martina) ha tentato di far imporre come i neonicotinoidi che ammazzano le api, vietati di fatto in quanto incompatibili con le norme fitosanitarie, al posto delle cure biologiche così tanto vituperate.

Stavamo per lanciare un appello alla Signora Ministro: lei che proviene da quelle terre (precisamente da Ceglie Messapica, provincia di Brindisi) e sembra abbia detto «Non è abbracciandosi agli alberi che si risolvono i problemi», verifichi anche (o faccia verificare di nuovo e meglio) quali sono i rimedi proposti alla diffusione della Xylella.

Ma ecco la risposta, che ci ha battuti sul tempo. Dall’Ufficio Stampa del Ministero un comunicato ripropone l’intervento di Teresa Bellanova intervenuta a un dibattito a Ginosa, che riportiamo integralmente come ci è arrivato con le frasi virgolettate.
«Il Salento sia un campo di sperimentazione a cielo aperto». «È fondamentale fermare l’avanzata del batterio verso le altre province pugliesi tenendo sotto stretto controllo i territori e intervenendo tempestivamente dove necessario. Ed è assolutamente prioritario rilanciare olivicoltura e attività frantoiane in Salento. E avere come obiettivo ineludibile la rigenerazione del paesaggio».
E ancora: «dovremo stimolare la rinascita dell’olivo in Salento. È una grande scommessa, ma è questa l’identità di quella terra. Sono necessari incentivi per impiantare il Leccino che ha dimostrato maggiore resistenza alla Xylella. Ed è altrettanto necessario rafforzare l’interlocuzione con Bruxelles per un sostegno forte perché evidentemente la Xylella è una falla evidente del sistema di controllo alle frontiere rispetto all’ingresso di piante con batteri pericolosi. Chiederemo alla Commissione Ue di sostenere in ogni modo il lavoro di migliaia di florovivaisti e agricoltori pugliesi». Infine: «Va sottolineato che il resto dell’Italia è controllata e indenne. Lo dico perché anche nei mesi scorsi non sono mancati esempi di concorrenza sleale e di blocchi delle importazioni di materiale florovivaistico italiano per questa ragione. Questa battaglia – conclude la Ministra – la vinciamo se siamo tutti impegnati per lo stesso obiettivo. Che non può non essere la difesa e salvaguardia dell’olivicoltura salentina e la rigenerazione del paesaggio».

Va beh, come al solito con i politici, parole e parole.

Maura Sacher


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