
Quelle vigne, nel cuore delle città, custodi di una storia antica

Nel mondo sono 157 quelle censite. In Europa il record spetta a Praga. In Italia sono presenti in 15 città: a Venezia (con 7 vigne urbane) a Roma (con 4) e a Bolzano (con 3). Seguono Milano, Napoli e Catania (con 2).
Sono un patrimonio storico-culturale di straordinaria importanza sociale, isole di biodiversità, custodi di tradizioni e luoghi storici che, oltre ai pregi paesaggistici, rappresentano un presidio di verde a beneficio delle comunità locali.
Stiamo parlando dei vigneti urbani presenti all’interno dei confini municipali delle grandi città. Sono 157 nel mondo distribuiti in 35 Paesi, per una dimensione di oltre 600 ettari. In particolare in Europa sono 108 le vigne urbane censite, con l’Italia che brilla come il Paese con il maggior numero di vigne urbane (32), identificate nel cuore di 15 città.
E’ Venezia la città italiana con il più alto numero di vigneti urbani: sette

La città italiana con il più alto numero di vigne urbane censite è Venezia con 7, seguita da Roma con 4, Bolzano con 3, Milano, Napoli e Catania con 2. A livello europeo la città più “vitata” è Praga, con ben 15 vigne urbane.

Sono questi i numeri del “World Urban Vineyards Atlas” che studia il fenomeno dei vigneti urbani nel mondo.
Il rapporto è stato presentato per la prima volta dalla Urban Vineyards Association (Uva) e dal presidente Nicola Purrello, convinto sostenitore del recupero delle realtà vitivinicole dismesse o dimenticate all’interno delle aree urbane, tanto da aver recuperato con la sua famiglia una vigna abbandonata alla periferia di Catania. Il rapporto è stato presentato in occasione della quindicesima “Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio”, promossa dall’Associazione Italiana Sommelier (Ais), con il patrocinio dei Ministeri dell’Istruzione, della Cultura e dell’Agricoltura, al Ministero dell’Istruzione a Roma.
Rappresentano un’opportunità per ripensare il rapporto tra città e territorio

Le vigne urbane, un tempo elemento caratteristico del paesaggio italiano, ma non solo, rappresentano oggi un’opportunità straordinaria per ripensare il rapporto tra città e territorio, tra natura, e comunità per rafforzare il legame tra vigne urbane, rigenerazione delle città e ruolo dei giovani in questo processo virtuoso in termini culturali, sociali ed economici.

Sul rapporto “Vigne urbane, giovani e rigenerazione delle città”, introdotto dal presidente dell’Associazione Itraliana Sommelier Sandro Camilli e con i saluti dei rappresentanti dei tre Ministeri patrocinatori, si sono confrontati autorevoli esponenti del mondo accademico come Mauro Agnoletti, professore all’Università di Firenze, titolare della Cattedra Unesco “Paesaggi del Patrimonio Agricolo”, Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia del gusto e Antropologia dei patrimoni culturali e gastronomici all’Università di Roma Tor Vergata, e Nicola Martinelli, docente di Urbanistica al Politecnico di Bari e membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici al Ministero della Cultura.
La “Viña Peñalolen” a Santiago del Cile occupa una superficue di 18 ettari

Secondo lo studio della Urban Vineyards Association le vigne urbane possono essere piccolissime (meno di 100 metri quadri) o di dimensioni ragguardevoli, come ad esempio Viña Peñalolen che occupa 18 ettari a Santiago del Cile.
Le vigne urbane crescono tradizionalmente a terra, ma non sono insoliti i casi di vigne sui tetti o impostate verticalmente sui muri o anche collocate all’interno di hotel, stazioni e aeroporti.
Oltre alle 157 vigne urbane isolate, sono state identificate 4 regioni vinicole urbane ad altissima concentrazione di vigne senza soluzione di continuità, con inaspettato trono per la città cinese di Shangai.
Le vigne urbane, hanno sottolineato gli accademici presenti, sono isole di biodiversità e rigenerazione urbana che rappresentano un presidio di verde e naturalità a beneficio delle comunità locali.
Apportano, inoltre, pregio paesaggistico e sono custodi di tradizioni, varietà autoctone e luoghi storici, oltre ad avere importanti significati sociali di inclusione come le vigne a Londra, Barcellona e Cleveland che coinvolgono persone affette da disabilità.
I vigneti urbani rappresentano anche una grande opportunità di lavoro

“I vigneti urbani rappresentano anche una grande opportunità di lavoro per i giovani”, ha osservato il presidente Ais Sandro Camilli, sottolineando come per l’Associazione “sia fondamentale fare attività specifiche nelle scuole per promuovere eccellenze come il vino e l’olio, colonne portanti del nostro agroalimentare e della nostra economia”.

Camilli ha aggiunto che “la promozione della cultura e della tradizione del vino dovrebbe diventare materia di studio nelle scuole di ogni ordine e grado”.
Il professor Mauro Agnoletti dell’Università di Firenze si è soffermato sui cambiamenti del paesaggio agrario della città di Firenze dall’Ottocento ad oggi, osservando che, seppure la cementificazione avanza in tutta Italia, le aree verdi intorno alle città resistono e a Firenze si è evitato che l’urbanizzazione si estendesse sulle aree collinari grazie alla volontà dei proprietari delle aziende agricole di non cedere alla speculazione edilizia.
Il professore ha anche notato come “il valore del paesaggio agricolo costituisca un valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza e assicuri dunque un vantaggio competitivo”.
Il progetto “Roma Regina Vinorum” per una nuova immagine della Città Eterna

Le vigne urbane, per il professor Ernesto Di Renzo dell’Università di Roma Tor Vergata, “sono un fenomeno di tendenza, da considerare non solo nell’ottica della rigenerazione urbana, risultando tra l’altro particolarmente utili nel catturare anidride carbonica, ma come realtà che offrono molte altre opportunità.
Hanno per esempio una forte valenza di atrattore turistico.
E, anche in questa ottica, con il progetto “Roma Regina Vinorum” che sto portando avanti con l’appoggio del Comune di Roma, riproponiamo l’impianto di nuovi vigneti utilizzando mappe storiche, mappe catastali, soprattutto in quella situazione dove queste aree sono ancora nelle disponibilità del Demanio del Comune di Roma. Quindi – ha concluso Di Renzo – è un’operazione di patrimonializzazione, ma anche un’operazione che strizza l’occhio a una nuova immagine turistica della città”.
Il professor Nicola Martinelli dell’Università di Bari, si è soffermato sulla situazione dei vigneti urbani in Puglia dove, nel Piano paesaggistico regionale, è stato costituito un “patto città-campagna” che è servito molto a migliorare la pianificazione comunale delle città della regione, “cercando forme di convivenza tra città e campagna, non più dicotomia, ma in un tentativo di integrazione. Il Comune di San Severo – ha sottolineato Martinelli – è in questo senso uno degli esempi più riusciti e ha saputo valorizzare le aree agrarie anche per il dinamismo e il coinvolgimento delle tante aziende vitivinicole che operano sul territorio comunale”.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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