Tribuna

Verso, il Soave secondo Canoso

La distribuzione moderna del vino pur presentando ancora diversi limiti negli ultimi anni ha decisamente fatto passi in avanti. Questa aumentata dinamicità del mercato arriva in soccorso a tutti gli appassionati, che hanno così la possibilità di bere molti vini provenienti da altri territori diversi dal proprio.

In questo meccanismo ha saputo muoversi benissimo il Consorzio del Soave, che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero degli estimatori di questi vini. Con i suoi 7000 ettari di vigneto, il veronese è una delle aree con la più alta densità viticola al mondo, ed il Soave ne è il bianco per eccellenza.

Fa la sua comparsa nelle memorie storiche a partire dal VI secolo d.C., nella corte di Re Teodorico e ad opera di Cassiodoro che si riferisce ai vini Soave come: ”soavissimi e corposi” e delle cui uve:”riluce come lattea bevanda, di chiara purità, di giovanile candidezza e di soavità incredibile”.

In epoche più recenti ne ritroviamo traccia evidente  tra i documenti dell’amministrazione Napoleonica, ad opera della quale avvenne il censimento dei vigneti. Una fotografia ambientale che ha costituito la base sulla quale nel 1931 viene istituita con Decreto Regio la Denominazione Italiana, poi trasformata in Doc Soave.

Dalla zona del “Soave Classico” nascono i vini più eleganti grazie all’origine vulcanica del suolo. Qui oltre trenta milioni di anni fa l’esplosione del vulcano Calvarina ha disegnato il profilo collinare della zona, donando al terreno una ricchezza di elementi che si riconosce tutt’ora dalla compattezza del suolo color nero.

L’opera dell’uomo ha fatto il resto vestendo di vigneti questo paesaggio. Tra queste presenze si annovera anche quella di Canoso, che a Monteforte d’Alpone (VE) produce i suoi vini sin dal 1876, quando secondo le testimonianze storiche sui terreni familiari viene operata la conversione che da orto li destina a vigneto.

Tra i prodotti dell’Azienda, “Verso” è il Soave Superiore Classico DOCG, in cui alla Garganega si uniscono un 10% di Trebbiano di Soave, ed altrettanta percentuale in Manzoni Bianco. Alle uve di questa vigna trentennale il terreno basaltico regala tratti che si trasformano in eleganza quando vinificate.

La frutta esotica ed estiva rimane sempre piacevole senza debordare inutilmente, insieme a sfumature di erbe aromatiche. La nota minerale è presente, insieme alle sfumature balsamiche indirizzate su note verdi. Il sorso è delicato, sapido e con una gradevole nota amarognola che si allunga in persistenza.


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