Tribuna

La Vendemmia 2023 oscilla tra cali di rese e mancanza cronica di manodopera

La Vendemmia 2023 oscilla tra cali di rese e mancanza cronica di manodopera

La Vendemmia 2023 oscilla tra cali di rese e mancanza cronica di manodopera

Ogni anno in occasione della ripresa della campagna agraria e della nuova vendemmia si evidenzia il problema, mai risolto, della cronica mancanza di manodopera stagionale. 

Mancano braccianti, parola che ricorda tempi passati e personale specializzato.

Non si trovano persone per raccogliere frutta e uva, scarseggiano i potatori esperti per olivi e viti, non ci sono meccanici.

uva ciliegiolo

Le organizzazioni di settore stimano una mancanza di personale che oscilla tra i 90.000 e i 110.000 addetti. 

Molti lavori in campagna sono pesanti e poco ben retribuiti e anche i lavoratori stranieri che per anni hanno costituito un buon serbatoio di personale iniziano a snobbare l’Italia. 

Le tante difficoltà burocratiche unite a un leggero miglioramento delle condizioni di vita soprattutto nelle nazioni della Europa dell’Est storico serbatoio per l’agricoltura di manodopera ha indotto molti stagionali a rimanere in patria.

 Il governo ormai non più nuovo non ha saputo regolare al meglio i flussi e si sentono ancora gli effetti della pandemia.

 Il 2023 sta ristabilendo un certo equilibrio dei tempi di raccolta delle uve dopo anni di vendemmie assai anticipate.

 E sarà una raccolta segnata da cali consistenti di resa in alcune regioni. 

L’andamento climatico ha marcato profondamente la maturazione delle uve con le gelate di primavera e le recenti pesanti grandinate al Nord. 

Le malattie nonché i parassiti causati dalla persistente umidità hanno colpito e compromesso molti vitigni.

Soprattutto al Sud e in Centro Italia le regioni più colpite sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. La Sardegna soffre per gli spaventosi incendi innescati da criminali piromani. 

Al Centro Lazio, Marche, Toscana e Umbria sono le regioni più penalizzate con le prime due anche dalla recente alluvione. 

Al Nord l’Emilia Romagna ha subito recentemente una tempesta di grandine come non si vedeva da decine di anni. Colpite Bologna e il territorio dei Colli Bolognesi, il vicino Modenese e la mitica Bassa tra Modena e Ferrara.

 Se aggiungiamo il disastro della alluvione in Romagna il quadro non è roseo. 

Liguria, Friuli Venezia Giulia e Piemonte avranno un calo di raccolta tutto sommato tollerabile.

Buona invece la prospettiva per Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto dove ad oggi la valutazione ammonta ad una forbice che ha tra un 5 e un 10 % in più dei quantitativi rispetto alla campagna 2022. 

I viticoltori sono in difficoltà a causa del clima bizzarro che ha causato le fitopatie. In alcune regioni la siccità e gli incendi non hanno favorito la crescita delle viti. 

Le malattie stanno falcidiando la viticoltura biologica e in molti territori si prospetta una raccolta delle uve bio più che dimezzata. 

La diffusione della peronospora e delle altre fitopatie quali flavescenza dorata e oidio è stata favorita dalle abbondanti piogge di tarda primavera e inizio estate. Il problema sta tormentando anche i vignerons francesi.

 La peronospora attacca le varietà più sensibili e le condizioni climatiche hanno impedito l’accesso ai vigneti per effettuare gli interventi di contrasto. 

I viticoltori che sono riusciti a trattare i vigneti hanno dovuto sobbarcarsi ulteriori costi per salvare i vigneti e la raccolta. 

Gli antiparassitari costano di più a causa della guerra tra Russia e Ucraina, i trattamenti che devono essere ripetuti, il costo del personale e l’aumento dei carburanti incidono sul conto economico finale e pesano notevolmente sui bilanci delle aziende e delle cantine. 

I ricavi si sono ridotti a causa dell’inflazione e della conseguente flessione dei consumi.

Umberto Faedi 


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Redazione

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