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Una volta eravamo Italiani, oggi solo ogni tanto

Una volta eravamo diventati Italiani, prima con l’Unificazione del 1861 e poi con i confini definitivi sanciti nel 1975 dal Trattato di Osimo.

Centinaia di migliaia di abitanti nella nostra Penisola, moltissimi arruolati nel Sud, hanno donato le loro vite per difendere l’«italianità» ed i confini di una Patria in cui si riconoscevano e in cui credevano, sotto una bandiera per la quale morivano.

Poi, all’improvviso, si è affacciata l’idea che un’unione tra gli Stati già definiti avrebbe salvato tutte le Nazioni da ogni futura catastrofe generata da rivendicazioni territoriali, egemoniche, e che con una moneta unica tutti i popoli sarebbero vissuti finalmente in pace.

Nel tempo di neanche un battito di ciglia dei vecchi genitori, si forma una generazione di idealisti fanatici, animatori di sconvolgimenti culturali e sociali.
Vengono abbattute, non senza spargimento di altro sangue, tutte le barriere.
Niente più confini né fisici né mentali.

E allora che significato ha “essere Italiani”? Solo per sbracciarsi a difendere il Made in Italy?

Quale è la Madre Patria? Esiste una “Madre Patria”?
Coloro che affermano “noi siamo europei” non dovrebbero avere altra Patria se non l’Europa.

Tuttavia, nei Campionati europei di Calcio questa massa di “europeisti” si ricorda di essere Italiana, o Francese, o Tedesca, o Spagnola o Belga, e così via per tutti i popoli confinati in Stati.

In queste occasioni, milioni di giovanotti e giovanotte sanno far emergere, dal profondo della loro essenza, un vivo “amor di Patria”, affollando le piazze e strombazzando per le vie, quando la Nazionale di casa vince.
Bandiere tricolore sventolate ovunque, indossate a scialle, dipinte sulla faccia, mentre a squarciagola viene intonato (anche stonando) l’Inno Nazionale.
Le medesime scene in tutte le lingue, in tutti gli stadi, in tutte le piazze della Nazioni in gioco.

Allora, quando siamo Europei?

Se questa Unione Europea significa appiattimento di ogni nazionalismo e assoggettamento al suo Parlamento, alle sue Direttive, lo si deliberi senza ipocrisie e montature di scandali eno-agroalimentari!

E si decida per una lingua comune, come qualcuno a suo tempo aveva proposto.
Altrimenti che Europa Unita è?
Basta la moneta per fare unita l’Europa?

A cosa serve essere Italiani solo nello sport?

Maura Sacher


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