I Viaggi di Graspo

Un tesoro nascosto in Valpolicella

Un tesoro nascosto in Valpolicella   Piccola Nera e Spigamonti storie originali con tante sorprese.

Un tesoro nascosto in Valpolicella

Daniele Accordini, Direttore generale di Cantina di Negrar degusta un acino della varietà Spigamonti

Piccola Nera e Spigamonti storie originali con tante sorprese.

 Non solo Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara declinate in tante combinazioni diverse coi più noti portainnesti,

non solo alcuni vitigni molto noti come Refosco, Cabernet, Teroldego, Sangiovese e Croatina come potenziali elementi di supporto per una denominazione storica,

ma in costante e virtuosa evoluzione, ma anche una cascata di Biodiversità Viticola che attinge direttamente alla storia ampelografica di questo territorio. 

Ecco allora Pecolara, Gambugliana, Cenerente, Rossignola, Rossetta di montagna, Denela, Cabrusina, Pomella, Quaiara, Dindarella, Oseleta, Forselina, Pelara e naturalmente la Spigamonti tutti vitigni presenti nei vigneti della Valpolicella 100 anni fa ed oggi ad altissimo rischio di erosione genetica.

Siamo in località Valpolicella Jago alta in comune di Negrar nel curatissimo vigneto catalogo di Cantina di Negrar

 

Da sx Daniele Accordini con Claudio Oliboni, agronomo di cantina di Negrar

in compagnia del direttore Daniele Accordini, enologo tra i più preparati e sensibili sulla preservazione delle risorse genetiche dei diversi territori ed il tecnico Claudio Oliboni che da tantissimi anni supporta l’azienda dal punto di vista agronomico.

Si tratta di un vigneto catalogo di grande suggestione per le tante storie ampelografiche che si possono rinvenire come per esempio la Pecolara un vitigno a bacca rosa che ha subito attratto la nostra attenzione,

un vitigno di cui non ci sono tante informazioni bibliografiche per questo abbiamo voluto una conferma dalle analisi del DNA,

fatte  grazie alla collaborazione della Dott.ssa Manna Crespan del CREA di Conegliano, che ha confermato l’identità genetica della Pecolara con la Piccola nera. 

La Piccola nera è infatti un vitigno fondamentale nel panorama ampelografico

Il vigneto catalogo di Jago tesoro della Cantina di Negrar, la magia del paesaggio viticolo della Valpolicella

non solo italiano come conferma Anna Schneider notissima ampelografa del CNR, risulta infatti figlia diretta di Heunish Weiss o Gouais Blanc e Vulpea. 

Il primo è un vitigno a bacca bianca di antica origine, fondamentale per almeno 140 vitigni conosciuti di cui almeno 80 coltivati come lo Chardonnay,

mentre la Rossa Vulpea è in vitigno di origine austro-balcanica, nascosto nel passato sotto i nomi di alcune varietà locali minori come Doretta, Quaiara, Rosetta e Schiavetta. 

Ma la cosa più importante è che Vulpea è un genitore di vitigni oggi considerati strategici nel panorama viticolo italiano come la Glera, il principale vitigno del Prosecco, la Boschera, la Molinara ma anche del Baka Torkek e del Pecsi Dinka vitigni coltivati in Ungheria. 

Anche per questo tra i sinonimi di Piccola Nera riportati nel catalogo europeo VIVC ne ritroviamo alcuni di chiara provenienza balcanica come Blaue Zdnuczaytraube, Gnjet, Naimenska Slaska, Petit Raisin, Zd- nuczaytraube Blaue. 

Non è quindi un caso se oggi l’unica azienda italiana a produrre in purezza la Piccola Nera si trova a Muggia, antica colonia veneziana, in provincia di Trieste al confine con la Slovenia.

 

Un grappolo di Piccola Nera (alias Pecolara)

Si tratta dell’azienda vitivinicola Nicolini Giorgio che con il figlio Eugenio coltiva due ettari di vigneto producendo solo vini di questo territorio come la Vitovska, la Malvasia istriana, il Refosco,

ma con una particolare attenzione alla Piccola nera una varietà, che oggi è compresa nell’IGT delle Tre Venezie riservata però solo per la provincia di Trieste, recuperata da poche vigne centenarie della famiglia. 

Ma ad attirare la nostra particolare attenzione tra i tanti vitigni  presenti è il racconto che ci fa Claudio Oliboni della varietà Spigamonti.

“Questa varietà è stata chiamata Spigamonti, dal nome della località in cui è stata individuata, nei pressi di Montecchio di Negrar,

a 450 metri d’altezza, in un vigneto appartenente ad Angelo Annechini socio viticoltore della Cantina Valpolicella di Negrar. 

Queste piante, confermava il proprietario, le aveva ottenute innestando delle gemme prelevate da una vecchia vigna ritrovata in una antica corte.

 

Un grappolo della varietà Spigamonti alla vendemmia

Questa varietà è stata quindi seguita attentamente da tutto lo staff tecnico della cantina che confortato dal risultato enologico delle prime microvinificazioni, per la potenza colorante del vitigno,

ha chiesto la collaborazione, di Emanuele Tosi del Centro di San Floriano e di Diego Tomasi del Crea di Conegliano per l’iscrizione al Registro del Ministero e la conseguente autorizzazione alla coltivazione in provincia di Verona.

La varietà Spigamonti veniva quindi iscritta al Registro con il codice 472 il 10 luglio del 2013 ed autorizzata per la coltivazione nel gennaio 2014.” 

Questa la prima parte della storia per una varietà ritenuta autoctona che però riservava un secondo tempo ricco di sorprese.

A raccontarle in un dettagliato articolo del febbraio 2015 su VQ sono Manna Crespan, Diego Tomasi e Daniele Migliaro del Consiglio per la ricerca di Conegliano dove ricordano che grazie al continuo aggiornamento e confronto dei dati molecolari,

è stato possibile risalire alla corretta identità dello Spigamonti, scoprendo che si tratta di un incrocio tra Aspiran noir e  Teinturier ottenuto nel 1865 da Henri Bouschet nel Domaine de la Calmette, in Francia, e denominato Aspiran Bouschet.

L’identificazione dello Spigamonti permette ai viticoltori che intendano coltivarlo di sfruttare le conoscenze già presenti su questa varietà di sicuro pregio.
Un momento di pausa, da sx Luigino Bertolazzi, Daniele Accordini e Claudio Oliboni

Il Viala scrive infatti che l’Aspiran Bouschet è dotato di grande vigore vegetativo ed è molto resistente a tutte le malattie crittogamiche, come hanno potuto osservare anche i suoi estimatori veronesi.

Subisce poco l’attacco dell’oidio e l’antracnosi, è molto resistente a peronospora, black rot e marciume.

Il Viala si sofferma poi sulla bellezza e sull’intensità del colore del vino, di tonalità rosso sangue e senza sfumature violacee. 

Si tratta quindi di una varietà molto interessante ed in sintonia con le esigenze di una viticoltura sostenibile a basso impatto ambientale.

Il viaggio continua…


Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

 

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