Tribuna

Troppi vecchi in Italia, gli anziani non vanno a mangiare in ristorante

Questa sarebbe, secondo un recente comunicato della FIPE, l’interpretazione dell’opinione scaturita dall’ultima (ottobre 2018) analisi di Moody’s, la discutibile Agenzia privata che esegue ricerche finanziarie e analisi sulle attività di imprese commerciali e statali.

Moody’s ha sindacato sulle capacità di spesa degli Italiani e, secondo i suoi ricercatori, in Italia l’età degli abitanti ha ripercussioni sull’economia, principalmente in ragione del fatto che gli anziani sono poco inclini a spendere per abbigliamento ed accessori. Fin qui saremmo d’accordo: ad una certa età che ce ne facciamo di un guardaroba nuovo se poco o per nulla ormai siamo invitati ad eventi mondani, e abbiamo modificato la nostra struttura fisica mentre l’armadio è ancora strapieno di abiti di altra taglia e di altre belle età?

Stando a Moody’s, per causa degli anziani, anche le spese per la ristorazione potrebbero rallentare la crescita del nostro Paese.
Ma che gli anziani (tranquillizziamoci, oramai «anziani» sono gli over 75 anni, non più 65), in buona salute e con un conto in banca, non spendano per andare a mangiare in ristorante è a dir poco ridicolo. Se non ci fossero loro a spendere, quelli che hanno potuto lavorare e percepiscono una giusta pensione, questo Paese sarebbe davvero allo scatafascio.

Le cifre divulgate dalle categorie del settore alimentare e turistico prima delle Festività Pasquali davano una visione dell’Italia non in crisi, non in recessione o in economia stagnante, bensì di un’Italia che a Pasqua, come per Natale, non rinuncia alle vacanze (in montagna o in località d’arte) e nemmeno a mangiare fuori casa. A qualunque età, ma forse potremmo dire di più: si spostano soprattutto adulti ed anziani.

Sono i nostri giovani che fanno fatica ad andare a festeggiare in ristorante o a godersi una lunga vacanza, perché pochi godono di una retribuzione solida. Certo se l’indagine di Moody’s ha preso in considerazione gli anziani in povertà, quelli con la pensione minima ad esempio, il discorso cambia.

Ricordiamo, tuttavia, i dati dell’ultimo Rapporto Ristorazione Fipe secondo cui il settore dei consumi fuori casa rappresenta il 36% della spesa alimentare totale con un valore aggiunto di 43,2 miliardi di euro.

L’Italia invecchia, d’accordo, ma ai “vecchi” non mancano certo né la voglia né la possibilità di mangiare fuori casa.

Se, come viene detto, l’Italia spende poco, non è per l’invecchiamento della popolazione, ma per l’incertezza del domani, di cui Agenzie come questa – che ci fanno i conti in tasca – possono accrescere.

Maura Sacher


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