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Pensieri in libertà, riflessioni sul Festival della Canzone Italiana

Pensieri in libertà, riflessioni sul Festival della Canzone Italiana

Troppi sono i pensieri che mi frullano nella testa in questi giorni.

Mi trattengo un pochino dall’esprimere tutti i miei pensieri sugli eventi e le notizie che si susseguono da una settimana ad oggi, perché non voglio offendere la sensibilità di nessuno dei lettori.

Mi limito al Festival di Sanremo ed a fare solo alcune, brevi, riflessioni.

San Scemo il patrono dei cantanti moderni

Credo mai come quest’anno si è svolto un Festival delle scemenze, dell’obbrobrio, dell’insulsaggine, strapagati (a decine di migliaia di euro!) con il nostro tributo del canone, quindi anche con i miei e i vostri soldi.

Naturalmente non ho guardato neanche un pezzettino delle serate e ho evitato anche i “promo” ai telegiornali.
Ho letto i giornali, ho visto qualche dibattito con tanto di immagini e ho sbirciato qualche commento in rete, questo mi è bastato per farmi un’ampia idea.

Siparietti pietosi con una recitazione da bambini dell’asilo e un conduttore che si sforzava di divertirsi e rideva per sollecitare il pubblico pagante a bigliettoni.
Ma anche quando doveva essere serio, non era credibile.

 

Io non guardo il Festival da quando la musica è cambiata, ossia da quando i cantanti non sono capaci di cantare se non hanno l’auricolare, anche se l’orchestra suona dal vivo.

E da quando le mie orecchie non sono state più capaci di riconoscere le note.

Insomma un san Scemo sempre più di bassa cultura, rappresentato da riprovevoli provocazioni di discutibili personaggi che si sono conquistati la fama solo per le trasgressioni.

Volgarità gratuite.

Tutte programmate e concordate, con tanto di prove da settimane.
E poi quelli dei vertici RAI fanno i finti gnorri e pure il conduttore finge di cadere dalle nuvole.
Ma ormai il velo si è squarciato, è venuta fuori la Verità.

Non per niente quel poveretto ha fatto la scena di uscire con una scopa (nuova, fiammante … non quella consunta del personale delle pulizie), per spazzare i poveri fiori presi a calci da un altro poveretto.

 

 

E qui esprimo un altro pensiero: anche il costo dei fiori che addobbavano il palco (come quelli usati per le prove della sua “performance”) rientrano nel nostro canone e mi viene un gran voltastomaco a pensare allo spreco.

Come mi muoveva la rabbia quando vedevo quei “geni” della gastronomia nelle giurie di master chef buttare nella spazzatura il piatto di un concorrente urlando con disprezzo «questo fa schifo!».
Lo spreco del “ben di Dio” è già un obbrobrio!

È così che il Festival dovrebbe rappresentare l’Italia canora nel Mondo?

Sanremo, Festival della Canzone Italiana sempre più politicizzato

Magari fosse veramente la Canzone Italiana la protagonista del Festival.
Da troppi anni questa kermesse è diventata il ricettacolo della peggiore performance canora del Millennio.

Sono più di vent’anni che non lo guardo, forse trenta … il tempo passa troppo in fretta.
E vi chiedo di perdonare la mia evidentemente “veneranda” età.

Ma soprattutto da quando, e da troppo tempo, si è sempre più politicizzata, portando sul palco personaggi che nulla c’entrano con la Canzone e che si esibiscono, anzi, vengono fatti esibire, solo perché in qualche modo alzano gli ascolti.

Mi fanno pena le riesumazioni dei vecchi (anzianotti, ultra settantenni e ottantenni) protagonisti dei miei veri Festival musicali.

Questo ultimo Festival ha raggiunto i 10 milioni di telespettatori a puntata e addirittura 12 nell’ultima serata, record di goduria per la RAI. Strano, e da verificare, il “successo”.

E l’ultima serata, con il preannunciato (e tanto discusso e discutibile) video di Zelenski, sostituito dalla lettura di un suo messaggio a orari che sono spostati a bell’apposta (solo per far tenere gli spettatori in collegamento fino alle 2 di notte), ha superato il limite degli ascolti e anche della tolleranza alla politicizzazione della rassegna (o rassegnazione) canora.

Questa è diventata uno strumento, una poderosa macchina ideologica, di propaganda di regime … regime che si è impostato sulla difesa di ogni tipo di “fluidità”.

Ultimamente, ogni anno si è infilato nel Festival qualche argomento di attualità e di rottura.

Ma vi pare non sarebbe stato di maggiore attualità parlare della libertà delle donne e delle ragazze in Iran e della repressione violenta in atto?

E soprattutto del nostro vino che l’Irlanda, e pure il Canada, vuole importare solo se sulle etichette verrà scritto che fa male alla salute?

Oppure dell’introduzione nell’alimentazione di “novel food”, cibo sintetico e svariate specie di insetti?

Festival da baraccone

Insomma, è sempre più una “baracconata” questa kermesse internazionale, videotrasmessa in tutto il mondo.

È così che l’Italia si prodiga a dimostrare di sostenere alcuni diritti?

Purtroppo in modi che, ai benpensanti, sono sembrati sopra le righe.

Maura Sacher

 


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