Stile e Società

Come si regge il calice di vino?

Ogni volta che sullo schermo della tv mi si parano immagini di personaggi con un calice in mano, non posso fare a meno di osservare dove sono posizionate le loro dita.

Lo vedo nei film, negli sceneggiati, nei format di cucina e gastronomici.
Riconosco che nelle epoche l’approccio con il calice, e di conseguenza con il suo contenuto, era più orientato alle manovre dell’oggetto in sé stesso piuttosto che a quello che esso conteneva, per quanto questo ne era parte intrinseca.
Infatti, fin nei cerimoniali dei riti antichi il “calice”, altrimenti definito “coppa”, a forma allargata più che allungata, con stelo e base circolare, veniva sostenuto con entrambe le mani sia per elevarlo alla Divinità sia per portarlo alle labbra e degustare il vino.

Con il passare del tempo, le mode introdussero vari tipi di bicchieri, considerati idonei ad una vasta categoria di bevande, acqua, limonate, birre e per ogni gamma di distillati conosciuti.

Mentre la “coppa” veniva riservata allo champagne, al vino con le bollicine (poi sostituita dalla più moderna “flûte”), il gesto nello sostenere con tutte le cinque dita della mano questo tipo di bicchiere ha riflettuto – forse – la leggenda che esso sia stato modellato sul seno di Madame de Pompadour. E non mi lancio a commenti di matrice neo-femministica sulla libidine maschile, conscia o inconscia, nel posizionare la mano.

Voglio, invece, evidenziare, la diversità con cui il calice contenente una “bevanda spiritosa” viene maneggiato.
Se alcuni vini rossi possono esaltare al meglio i propri aromi abbandonandosi al calore della mano, non altrettanto accade per i vini bianchi, di cui la scienza enologica moderna studia l’ideale temperatura di servizio.
E allora vediamo chi se ne intende e chi no.
C’è chi regge acrobaticamente il calice con due dita avvinghiate al suo fondo, per non trasmettere calore corporeo al vino (i soliti sommelier, professionisti e aspiranti tali), c’è chi sostiene lo stelo con altrettante dita ma distanti dal calice per lo stesso motivo (e sono i più, quelli che hanno imparato, che si sono informati), e poi ci sono gli irriducibili, quelli che reggono il calice indifferentemente.

Indifferentemente da quello che vedono intorno a loro, indifferentemente da quello che qualcuno abbia detto loro in qualche altra occasione, indifferentemente a ciò di cui dovrebbero essere informati prima di arrivare a manifestazioni enologiche di alto livello, come a Vinitaly, tanto per dire.

È un oltraggio al “Galateo del vino” che così poche persone sappiano come si regge un calice di vino!

donna Maura

PS: l’immagine in evidenza è solo un esempio, senza fini di implicazioni politiche, partitiche, o denigratorie.


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