Vino e Ristoranti

Sandro De Bruno: Il Soave ed oltre

Si è da poco concluso il Soave Versus appuntamento annuale focalizzato sulla Doc omonima. Chi ha avuto un po’ più di tempo per intrattenersi in zona nei giorni della manifestazione, visti gli orari di apertura, avrà certo ingannato il tempo esplorando i dintorni di Verona.

Un appassionato enoico può dirsi tale, quando il suo interesse va oltre  quello di occuparsi  del vino nel bicchiere e di come questo ben figuri roteandolo con abile gioco di polso. Chiunque abbia a cuore questo prezioso bene nazionale, non potrà certo esimersi dal prestare attenzione all’ambiente in cui si sviluppano le diverse realtà vitivinicole.

Per quello che riguarda il Soave esplorarne il territorio è un piacere. La gestione delle campagne è esemplare e ordinata. Qua e là ai margini delle distese vitate, spuntano gli edifici su cui campeggiano orgogliosamente i nomi storici delle cantine. Costruzioni che anche quando moderne, sono sempre concepite nella piena armonia paesaggistica e non richiamano mai l’idea del mero capannone industriale. Un piacere per ogni cultore della vite e del suo mondo, a prescindere dalle preferenze di bottiglia.

La Redazione di Egnews il suo “fuori salone” se lo è giocato visitando la Cantina di Sandro De Bruno in quel di Pergola di Montecchia di Crosara, a Ridosso dei Monti Lessini.  La dedizione per il proprio lavoro si vede dai particolari, come l’essere accolti di prima mattina e senza nessun  preavviso.  Sandro e Marina pur tra i mille impegni in programma ci dedicano il loro tempo senza remore.

Con Sandro si parla dell’azienda, che si estende per 12 ettari anche nel comune di Terrossa, sul monte Calvarina ad un’altezza di 600 metri. Un territorio vulcanico che regala elementi preziosi aggiungendo una spinta importante alla finezza dei vini. Si parla anche del Soave a tutto tondo, dalle tendenze dei mercati a quelle di vinificazione.

La sua idea è quella di rincorrere l’identità del vigneto, per smarcarsi dagli stereotipi che rischiano di far assomigliare troppo i vini tra di loro. Il suo credo lo ritroveremo in seguito degustando i vini in cantina. Ci introduce nella sala di degustazione alle spalle dell’imponente bottaia. Il locale è delimitato da quattro enormi pareti costituite da bottiglie di Lessini Durello Doc che è anche il primo che assaggiamo.

Il perlage del metodo classico di Sandro De Bruno, 36 mesi sui lieviti, è fine e piacevole al palato così come i suoi profumi che rimangono sempre delicati nei toni floreali e fruttati di mela, raccordati da lievi sentori di lievito e minerali. Viene in mente la ricchezza del nostro paese che dotato di bollicine di qualità non permette a questo e ad altri ottimi spumanti italiani di raccogliere il più ampio apprezzamento che meriterebbero.

Il Soave Colli Scaligeri nella versione 2014 lo avevamo degustato ampiamente il giorno prima a tutto pasto. Garganega al 100%, qui l’approccio minerale è deciso intenso sia al naso che in bocca. Predomina la frutta a polpa bianca, da cui si affacciano lievi note di floreale giallo e frutta secca. Sorso pieno persistente e piacevolmente sapido. Tanto materiale che la cantina saprà affinare per smorzarne l’esuberanza  restituendola in finezza.

L’altra etichetta degustata è un Sauvignon che rappresenta a pieno il carattere del suo produttore. Un vino in cui Sandro De Bruno ha creduto anche quando era un “brutto anatroccolo”, provando a dare più ascolto al territorio che al mercato. Il Bianco Fumo Igt richiama nel nome l’area vulcanica del Calvarina, dove a 600 metri sono ubicati i vigneti e in cui la buona escursione termica contribuisce alla ricchezza dei profumi.

Assaggiamo il 2007 dove corpo, finezza ed equilibrio, concorrono a farne una grande espressione di Sauvignon che rifugge all’omologazione per assecondare il territorio. La complessità del bouquet spazia tra gli agrumi il floreale e le erbe aromatiche. Freschezza e corpo non gli difettano. Minerale con accenni balsamici, di grande finezza ed estremamente piacevole nella persistenza finale.

Eppure chi lo ha bevuto appena imbottigliato non avrebbe mai creduto nella metamorfosi da vino “verde e crudo” a quello elegante di oggi. Fosse per lui vista la sua passione, potremmo stare ore ed ore a parlare e a degustare vini, ma è la signora Marina che con un sorriso bonario richiama Sandro dolcemente all’ordine.

Gli impegni sono tanti specialmente nei giorni del Soave Versus e noi abbiamo già abbondantemente abusato della loro pazienza. Non ci rimane che andare, immortalando il loro sorriso e sperando di trovare i loro vini in distribuzione nelle enoteche intorno casa.

Bruno Fulco


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