Stile e Società

Rome Wine Expo 2023, per il secondo anno la Capitale celebra il mondo del vino

L’evento di Riserva Grande tra banchi di assaggio e focus di approfondimento anche stavolta ha raccolto il consenso del pubblico

Il fine settimana appena concluso si lascia alle spalle l’edizione di Rome Wine expo 2023,  che si è svolta al Grand Hotel Palatino e chiudendo i battenti con la giornata di lunedì dedicata agli operatori commerciali. Una delle prerogative di questa manifestazione infatti, oltre a mettere in vetrina le eccellenze della viticoltura è quella di favorire l’interazione tra produttori ed addetti ai lavori.

Come l’altra volta già dall’apertura l’affluenza di pubblico è stata importante, ma sempre riuscendo a garantire una buona modalità di fruizione per tutti gli intervenuti, oltre che lo scambio con i produttori direttamente presenti ai banchi d’assaggio che hanno evaso le curiosità degli appassionati.

A destare interesse oltre ai vini provenienti dai territori di eccellenza italiani ed esteri, anche tante rappresentanze provenienti da denominazioni meno note che ancora di più sottolineano l’immenso patrimonio vitivinicolo Italiano. Una grande risorsa ancora in gran parte da valorizzare rispetto a tutto quello che è in grado di esprimere.

Tra le presenze significative in sala certamente l’Associazione Piwi international, che rappresenta una realtà ancora sconosciuta ai più e che attraverso lavoro di selezione e incrocio tra i vitigni ottiene varietà resistente ai funghi e alle malattie della vite.

Presenti anche i vini Georgiani sia attraverso l’Anfora Agenzia di distribuzione, che con una selezione di cantine rappresentate direttamente dai produttori. Una viticoltura che negli ultimi anni raccoglie sempre più consensi e che in comune con l’Italia ha la grandissima varietà ampelografica, caratteristica che pochi altri paesi possono vantare.

Come per l’edizione precedente i focus di approfondimento sono stati uno degli aspetti più interessanti della manifestazione. Tra le diverse proposte in programma, la prima giornata è stata aperta da “Le zone e i terroirs del Chianti Classico. Un viaggio sensoriale nel cuore del Sangiovese” presentata da Marco Cum, uno degli organizzatori, insieme a Roberto Stucchi Prinetti memoria importante del Chianti Classico e proprietario  con la sua famiglia dell’Azienda storica Badia a Coltibuono, presente tra i vini in degustazione.

Interessante dibattito a due in cui si è parlato dell’importanza per la viticoltura Italiana del Chianti Classico e della realtà del Chianti in generale tra passato, presente e possibilità future, per una denominazione che rimane uno dei biglietti da visita del vino italiano nel mondo.

L’apertura della domenica è stata invece dedicata a “ll Lazio tra antichi vitigni ritrovati e territori in evoluzione”, masterclass che ha omaggiato il territorio locale, la sua viticoltura e la grande crescita che tutta la regione sta operando da diversi anni.

Da oltre un decennio ormai la filosofia produttiva regionale ha operato una netta inversione di marcia ritrovando la strada della qualità, prerogativa che un territorio tra i più vocati in assoluto per la vite sin dalla notte dei tempi non poteva non avere.

La degustazione presentata da Saula Giusto anima di Roma Wine Experience, insieme a Catia Minghi degustatrice di lungo corso e profonda conoscenza del territorio Laziale, ha messo in luce come vicino a realtà che hanno riconquistato il posto che gli spettava tipo il Frascati Doc e Docg, e nuove affermazioni come il Cesanese e tutto il suo mondo, ci sia una grande evoluzione in atto anche per altri territori.

Alcuni dei vini in degustazione provenivano infatti dalla fascia a ridosso del litorale che da Roma scende verso sud, in quello che è il lembo estremo del territorio vulcanico più grande d’Europa. Vini che hanno destato un grande interesse approfondito successivamente in sala direttamente con i produttori.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 

 


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