Vino e Ristoranti

Rivoluzione in Francia per lo champagne

Sono almeno cento anni e più che la distanza massima tra le viti nella storica regione francese è fissata a 1,5 metri.

Questa regola era dettata dal fatto che gli addetti ritenevano portasse le piante a un processo di competizione per l’acqua e le sostanze nutritive volto ad ottenere una resa inferiore ma di superiore qualità. Una distanza maggiore causerebbe la fine della lotta per l’acqua e le sostanze nutritive e porterebbe ad avere maggiori rese ma qualità assai più bassa.

I vignerons francesi hanno democraticamente votato per aumentare la distanza massima tra le piante. Il voto non è per il momento vincolante.

La fazione che ha trionfato sostiene che la misura rivoluzionaria è motivata dalla impellente necessità di affrontare i cambiamenti climatici.

Il presidente della SGV – Syndicat General des Vignerons de Champagne ha sottolineato quale è  l’obiettivo dello storico cambiamento.

È necessario accompagnare la transizione agronomica in atto adattando le viti della Champagne al cambiamento climatico.

Si deve preservare la qualità e l’unicità delle piante e contemporaneamente la sostenibilità economica dei vignerons.

Uno studio portato avanti per quindici anni dall’SGV in collaborazione con i vignerons, le maisons di champagne e gli scienziati ha evidenziato un dato significativo.

 

La maggior distanza tra le vigne può portare ad una riduzione del 20 % delle emissiomi del famigerato gas serra.

Lo spazio maggiore tra le viti permette di utilizzare tecniche avanzate di coltivazione e attrezzature più efficienti.

Il presidente dell’SGV Maxime Toubart ha affermato prima del voto che questa rivoluzione nei filari porterà a raggiungere gli obiettivi della associazione.

Entro il 2025 le emissioni di carbonio devono diminuire del 25 %, l’impiego dei pesticidi deve essere ridotto del 50 % e zero erbicidi devono essere sparsi nelle vigne.

Il lavoro dei vignerons sarà facilitato e le spese saranno inferiori secondo lo studio.

I viticoltori non sono obbligati ad aderire al cambiamento anche se chi ha sperimentato la nuova tecnica si dichiara molto soddisfatto.

Secondo questi vignerons le viti sono più resistenti alla siccità e necessitano di minori additivi.

Gli oppositori del nuovo corso affermano che le nuove tecniche porteranno alla perdita di posti di lavoro, a una minore qualità delle uve e alla perdita delle tradizioni ultracentenarie.

Patrick Leroy rappresentante della CGT Champagne denuncia che viene attuato un progetto di taglio dei costi e del personale con la scusa del cambiamento climatico.

I lavoratori della storica regione che ha Reims come capitale sono un patrimonio prezioso e non possono essere sostituiti da macchine o licenziati per fare spazio a nuove tecniche colturali.

Umberto Faedi 


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Redazione

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