Sempre più Italiani stanno aprendo gli occhi, ma non così quelli che “andiamo dove va il vento” e hanno dato il loro preventivo e definitivo consenso alla riforma della costituzione, senza aver letto e capito il testo.
Delle imposizioni nel settore agroalimentare della Comunità Europea e dell’asservimento dei nostri governanti e delle grandi organizzazioni nazionali del settore agroalimentare, che hanno mostrato di stare in equilibrio tra i propri interessi e gli interessi dei produttori, se ne sono viste troppe e questa testata molte le commentate, mettendosi dalla parte dei piccoli e medi imprenditori e dei consumatori.
Da che parte stare per non perire? Il mondo va così: si cavalca l’onda. A molti bastano le mancette degli 80 euro per convincersi o le promesse di sgravi fiscali, che alla fine si compensano con aumenti di altre imposte. Insomma c’è gente che si fa buttare fumo negli occhi. E poi nella legge di bilancio entrano a pezzetti un po’ tutte le misure su temi contenuti nella Riforma ancora da approvare.
Ma che dire dell’accentramento statale e governativo che si prospetta? L’accentramento di funzioni, camuffato da semplificazione amministrativa, riporta in seno al potere centrale molte materie su cui le Regioni ora hanno competenza delegata, come salute, ambiente, turismo, istruzione, trasporti, commercio con l’estero.
Come non capire che andranno chiusi, come esplicitamente è stato asserito, sono inutili e dispendiose le centinaia di sedi regionali di rappresentanza all’estero, inclusi pure gli uffici i messi in piedi da gruppi imprenditoriali e singole aziende per intrattenere rapporti commerciali, per esempio in Russia, Cina, Australia, Canada.
Solo lo Stato avrà potere di decidere chi e come rappresenterà il made in Italy. Non una voce di lamento si è levata da parte degli interessati, che tanto hanno faticato per mettersi in gioco all’estero e portare a casa un fatturato alla fin fine utile all’economia, e alle finanze, del Paese Italia.
Non basta: soprattutto interpretando ‘il merito’, ci si può rendere conto che in questo scenario perderanno voce le singole rappresentanze, piccole e grandi, dei pescatori, dei vignaioli, dei coltivatori, degli artigiani, tutto sarà gestito da un Governo (questo e i prossimi) sempre più ‘sensibile’ ai dettati della UE.
Il controllo sui processi decisionali nazionali, da parte di chi muove i fili nell’Unione Europea, sarà facile gioco, avranno solo una controparte, per cui – mentre i fautori della riforma spaventano i cittadini con l’immobilismo e la mummificazione di ogni prospettiva evolutiva – sullo sfondo si intravvedono barriere, paletti, steccati spinosi che i nostri piccoli imprenditori non riusciranno mai a superare e che non porteranno benefici a noi consumatori.
Maura Sacher
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