Tribuna

Quanto si mette in tavola?

Sono scivolati via già un paio d’anni da quando ho fatto una carrellata degli stili di servire a tavola, riferendomi principalmente ai sistemi impiegati nei ristoranti e nelle tradizioni aristocratiche, ove vi si ricavavano facilmente spunti per i criteri da adottare nella nostra semplice vita domestica.

Gli articoli sono conservati in http://old.egnews.it/index.php/rubriche/galateo-a-tavola, a seguito di cambiamenti editoriali intervenuti.
Oggi mi sento di entrare nel merito della questione prettamente casalinga, mettendo il naso sulle consuetudini di molte famiglie, guardando al pro e al contro, con l’occhio allo spreco.

Per esempio, avevo raccontato dello “stile all’italiana”, secondo il quale i piatti vengono composti già in cucina e serviti ai commensali, ma siamo tutti consapevoli che i nostri ospiti hanno esigenze dietetiche e gusti diversi, per la qual ragione non è il caso di presentare un piatto “uniformato”.
PIETANZE NEI PIATTI-750x400Il risultato peggiore che una padrona di casa possa aspettarsi è che il convitato faccia finta di assaggiare un po’ questo un po’ quello, e alla fine del pasto gettare qualche chilo di roba nel sacchetto dell’umido.
Inoltre, questo sistema è un po’ faticoso per la donna che deve impiattare in cucina e poi trasferire i piatti in sala, con il rischio concreto di far raffreddare le pietanze nel corso delle operazioni.
È, peraltro, un’abitudine in diverse case radicata nei pasti familiari, quando tutti sono riuniti in cucina e la mamma, ai fornelli, assegna ad ognuno quello, e quanto, sa è gradito, e poi si siede. Non si spreca nulla, le dosi sono calcolate in partenza.

Però, esiste anche il cosiddetto “stile alla francese” (diretto e indiretto, sono sottigliezze da scuola alberghiera), dove le vivande vengono portate direttamente sulla tavola, in pirofile, zuppiere, terrine, vassoi e ogni tipo di contenitore idoneo, pietanza per pietanza.

tavola_imbandita4Ogni commensale è libero di scegliersi la porzione e la quantità che gli aggrada e secondo il suo appetito.
Ciò è uso di molte famiglie, specie in quelle numerose, e con membri di gusti diversi. E se uno si abbuffa che resta agli altri? Mio padre raccomandava “abbiate creanza”.
Questo è un modo di servire spesso necessario, quando si hanno invitati, divertente, perché la concitazione che si crea a tavola fa allegria.
È un piacere per gli occhi contemplare il bendiddio culinario preparato dalla padrona di casa, ma ciò che alla fine avanza dal pasto, che fine fa? Va stivata nel frigorifero e ripresentata in tavola, magari riciclata a fantasia, il giorno dopo, o data come pasto extra agli animali domestici. Spero non nel sacchetto dell’umido.
E agli ospiti non si può certo dire “Chi vuole ancora? altrimenti avanza”, è una mancanza di tatto.

L’unico consiglio che si può dare è evitare di strafare e mettere in tavola il necessario, affinché nulla venga sprecato.

donna Maura


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