Tribuna

Quante cose sbagliate con la bocca

Se desideriamo sentirci adeguati ad ogni situazione, in grado di “stare al mondo” anche in ambienti e consessi non abituali, bisogna che riflettiamo criticamente su come ci comportiamo in tali ambiti e la tavola è il primo banco di scuola, anche perché essa è uno spazio dove ognuno si rivela per quello che è e per quello che sa.

I figlioli si ricordano bene le raccomandazioni delle mamme “soffia che scotta”, e infatti le mamme soffiano sempre sul cucchiaio della minestrina prima di imboccare la prole, ma poi da grandi gli si dice che non sta bene in pubblico soffiare per raffreddare brodo o il risotto. Non sta bene nemmeno far girare la posata a mulinello nella pietanza attendendo che raggiunga la temperatura giusta per il palato.
E tantomeno infilare in bocca una cucchiaiata o forchettata di cibo bollente per poi, apriti cielo, rimetterlo nella posata e quindi riporlo nel piatto, o trattenerlo nelle fauci facendolo roteare tra smorfie e rumoracci.
Infatti il Galateo dice che non sta bene nessuno di questi gesti.
Il consiglio è di aspettare un poco prima di avventarsi sul cibo, meglio nel frattempo intrattenersi in una conversazione, tanto bisogna aspettare che tutti siano serviti, prima di impugnare le posate.

Coloro che avvicinano la bocca al piatto o risentono delle sgridate ricevute nell’infanzia per aver sbrodolato sulla tovaglia o sono così ingordi d’indole che si tuffano sul piatto a guisa di animale sulla ciotola (Mons. Della Casa scrisse «a guisa di porci col grifo nella broda»). Invece, è la posata che va alla bocca e non viceversa!

Non è forse vero che tra le prime raccomandazioni ricevute riguardo al cibo ricordiamo: “Non fare bocconi così grandi”, “Mastica bene prima di inghiottire”, “Non parlare con la bocca piena”, “Mangia con la bocca chiusa”, “Pulisciti la bocca prima di bere”, e allora perché tanti adulti non le osservano? Da grandi si sono dimenticate? O forse non sono state insegnate …

È tanto difficile “non succhiare dal cucchiaio”, quando la pietanza è liquida, o “non aspirare aria” quando si beve? C’è persino chi risucchia platealmente l’ultima goccia di caffè nella tazzina.

È così spiacevole vedere in tavola piena una sfilza di bicchieri con gli orli insudiciati da ditate e da impronte di labbra, giacché sono molti i commensali che si scordano del tovagliolo.
La pezza serve per pulire non tanto le dita delle mani ma gli angoli delle labbra, prima di bere e dopo aver bevuto. E non va impiegato per strofinarsi la bocca intera avanti e indietro, fino alle guance (come tanti uomini), e nemmeno i denti (come tante signore) a labbra aperte per non guastare il residuo di rossetto che sia rimasto.
Per i denti, c’è invero anche chi – ancora! – chiede uno stuzzicadenti, ignorando che il Galateo lo proibisce proprio (mai è messo in una tavola elegante) già nel Medioevo, non solo con Monsignor Della Casa. Ed è inutile coprirsi la bocca con la mano per queste operazioni, tutti vedono bene l’atto!

Sullo scorretto impiego della bocca, inoltre, ci sarebbero tante cose da dire riguardo alla conversazione … ma questo è un altro tema.

donna Mimosa


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