
Quando il vino era considerato un medicinale
Ha suscitato scalpore e non poche polemiche la vicenda delle bottiglie di vino vendute in alcune farmacie della provincia di Savona. La querelle sul tema alcol e salute. Il prof. Giorgio Calabrese: “Il vino, se consumato ai pasti con moderazione e intelligenza, ha effetti benefici”.
Non si placano le polemiche suscitate dalla vicenda del vino venduto in alcune farmacie della provincia di Savona, in Liguria, proprio nei giorni in cui si moltiplicano le prese di posizione proibizionistiche e salutististiche che vogliono limitare o eliminare del tutto il consumo dell’alcol. La replica dei farmacisti è perentoria: “La cosa è perfettamente legale” sostengono.
Contro la decisione di alcuni farmacisti liguri hanno protestato l’Associazione Familiari Vittime della Strada e il presidente nazionale della Società Italiana di Alcologia Gianno Testino.
“E’ scandaloso da parte di un’istituzione che si occupa di salute pubblica”

“Non è etico – sostiene Testino – vendere vino in un farmacia perché è un’istituzione sanitaria che si occupa di salute pubblica. Inoltre, trasmettiamo un messaggio sbagliato ai giovani, a cui diciamo di non bere perché fa male e poi hanno un punto vendita in più, come se fosse un supermercato dove comprarlo. Ogni anno ci sono dieci casi di cancro totalmente attribuibili all’alcol.”
Non si è fatta attendere la replica dei farmacisti. “Formalmente, è tutto corretto” ha spiegato Giovanni Zorgno, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Savona.
“Il decreto 357 del 1988 – ha aggiunto – lo consente. Abbiamo effettuato ulteriori verifiche e non risultano illeciti né violazioni. Esiste una tabella speciale che autorizza la vendita di vino e di altri alimenti particolari. Naturalmente resta vietata la vendita ai minori.”
Nel Cinquecento il vino era considerato un farmaco con qualità curative

Molto rumore per nulla, verrebbe da dire, citando Shakesphere, ma la vicenda a suo modo dimostra come la sensibilità sul tema alcol e salute, tema delicatissimo e importante, sia più alta che mai. Tema quanto mai dibattuto anche perché nel corso degli anni le conoscenze, mediche ed e enologiche sull’aromento, sono progredite tantissimo. Basti pensare che è esistita un’epoca in cui il vino era considerato addirittura alla stregua di un farmaco, come raccontava nel Cinquecento il letterato, filosofo, naturalista e medico marchigiano Andrea Bacci nella monumentale opera “De naturali vinorum historia”, mentre il medico-filosofo siciliano Giacomo Profetto, archiatra pontificio al tempo di Paolo III, nel trattato “Sulla natura dei diversi tipi di vino” (De diversorum vini generum natura), ne elogiava le qualità curative, dalla diuresi alle proprietà antibatteriche.
Di certo, oggi, considerare il vino un farmaco sarebbe, ovviamente, sbagliatissimo. Ma sarebbe e lo è, secondo molti e gran parte della letteratura scientifica, considerarlo un veleno.
Il prof. Calabrese: “Se consumato ai pasti con moderazione ha effetti benefici”

Sul tema è intervento anche il professor Giorgio Calabrese, famoso dietologo e nutrizionista, volto televisivo, nonché presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della Salute. “Una moderata quantità di vino appaga il palato, aiuta la digestione e favorisce la salute cardio-circolatoria” ha ribadito recentemente a Napoli in occasione del Simposio dell’Assoenologi su Vino e Salute, Alimentazione e Benessere.
“A differenza degli alcolici e dei superalcolici – ha precisato – il vino contiene l’85% e anche più di acqua, mentre la rimanente percentuale alcolica è associata a minerali, vitamine e antiossidanti. Il vino, consumato ai pasti in maniera corretta e responsabile, con moderazione e intelligenza, associato ad uno stile di vita sano ha addirittura effetti benefici” ha aggiunto il prof. Calabrese.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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