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Quando i buoi sono scappati è già tardi

Quando i buoi sono scappati è già tardi

Quando i buoi sono scappati dalla stalla è già troppo tardi, inutile chiudere la stalla vuota, eh sì ci sta questo riferimento, anche se nel caso presente potremmo sostituire la parola “buoi” da un lato con “notizie”, dall’altro con il concetto di “pecoroni”.

Mi piacciono i proverbi, sono la saggezza dei popoli, dicono, e spesso ho trovato corrispondenza tra essi e le circostanze, anche se a volte le immagini che evocano possono suscitare equivoci o possono risultare sgradevoli.

Mentre il Capo dello Stato va ad inaugurazioni, celebrazioni, commemorazioni, il Capo del Governo deve accollarsi tutte le responsabilità della gestione della crisi energetica e della tragica situazione in Ucraina.
Nel momento in cui quest’ultimo pronuncia la frase “le scorte dell’olio di girasole stanno già scarseggiando nei supermercati italiani”, non poteva non scatenarsi un fremito di paura nella popolazione.
Tanto più se aggiunge: “Dobbiamo prepararci ad un’economia di guerra”.

Solo pochi giorni prima avevamo letto che il generale capo dell’esercito svizzero esortava la popolazione a fare scorte di acqua e cibo, in vista di un allarme nucleare.

La notizia è ormai sfuggita, e i cittadini pecoroni immediatamente corrono a farsi le scorte. Ovvio, no?

È certo che il blocco delle forniture del grano tenero dai Paesi dell’Est farà diminuire gli approvvigionamenti, non solo per l’alimentazione umana bensì anche come mangime per gli animali.
Gli allevatori sono certamente preoccupati e lanciano l’allarme, agitando le acque.
I produttori di pasta sono allarmati anche loro.

Ma altrettanto certo, non è un problema nell’immediato, prima ci saranno da svuotare gli stoccaggi locali, e sembra ci vogliano un paio di mesi.

Non siamo dentro un’economia di guerra, ma dobbiamo prepararci

Ed ecco che nei gruppi della Grande Distribuzione gli speculatori hanno fatto passaparola e nei supermercati hanno fatto affiggere cartelli rivolti alla clientela per avvertire che non si possono acquistare più di 2 pacchi di pasta, 2 di farina, e 2 bottiglie di olio di mais per persona, anzi “per scontrino”.

I risultati sono due: prima si aumentano i prezzi, e subito dopo si sgomberano gli scaffali dalla merce, lasciando il minimo e un cliente, quando va a fare la spesa e vede il vuoto, viene preso dal batticuore.
Sparge la voce tra parenti ed amici, creando il panico. Così corrono tutti. O quasi tutti.

Sono i pecoroni, i creduloni, i grulli, i senza testa, che alla frase “dobbiamo prepararci ad un’economia di guerra”, si prodigano a riempire le proprie dispense casalinghe di cibarie, come se la guerra dovesse arrivare fino a qui dopodomani.

È stato inutile che poi, il beneamato, abbia tentato di gettare acqua sul fuoco, criticando l’effetto allarmismo di quelle frasi, ormai i buoi erano scappati fuori dalla stalla.

Quando i buoi sono scappati è già tardi

Una situazione ai “limiti dell’emergenza” quella del rincaro della benzina, tanto che il Ministro per la Transizione ecologica ha parlato di “una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini”.
E se si fosse mosso un poco prima, imponendo calmieri già alle prime avvisaglie?

Nel contempo, Di Maio ha il coraggio di proclamare che “bisogna produrre più petrolio e gas”, e che “servono misure straordinarie”. ORA, misure straordinarie?
E se i patiti del “green” non fossero stati così cocciuti, così incaponiti sull’appiattimento ideologico della mal costruita “crisi ambientale”?

Ma, qual è la vera paura degli Italiani: il rincaro dei prezzi o la eventuale, augurevolmente impossibile, guerra nucleare? Decidiamoci.

Maura Sacher

 


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