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Problema di privacy e la discriminazione sociale

Mesi orsono, pur di riaprire, alcuni gestori di ristoranti, di bar, di esercizi pubblici, di alberghi, di strutture turistiche, avanzarono la proposta di limitare l’accesso ai soli clienti che dimostrassero di essersi vaccinati.

Insorsero un bel po’ di persone, opinionisti gridarono allo scandalo, i politici non sapevano da che parte stare.
Si sarebbe creata una discriminazione tra i cittadini.

Perché preferire alcuni ed impedire ad altri la fruizione di un servizio? E poi, a quale titolo un gestore avrebbe potuto eseguire i controlli all’ingresso?

Discriminazione anche tra gli stessi esercizi pubblici. Perché certi avrebbero potuto aprire e prendersi la clientela e gli altri no?

Allora tutti chiusi, al massimo tavolini all’aperto e esporto.

Oggi la campagna di vaccinazione si è intensificata, quasi un terzo della popolazione si è presa anche la seconda dose.
Dal 1° luglio dovrebbe essere operativo il «green pass» studiato dalla UE, il tesserino digitale per i vaccinati da esibire per andare in vacanza, per viaggiare all’estero.

È saltato di nuovo fuori il problema della privacy. Bella scoperta.

Su questo fronte se la cantano e se la dicono, con il Garante per la Privacy che ha stilato un “Protocollo” valido almeno per gli ambienti di lavoro. I dipendenti non sono tenuti a dire se si sono vaccinati, né i capi devono essere tenuti a saperlo.
Il punto centrale è che non ci deve essere alcuna discriminazione tra i lavoratori.

Ma se nemmeno i datori di lavoro sono autorizzati, come la mettiamo con i clienti?

La cosa più grave è che tra la popolazione serpeggia un davvero grave sintomo, complice un bel po’ di conduttori televisivi che non riescono ad astenersi dal domandare “Ma tu, ti sei vaccinato?”, strabuzzando gli occhi a risposta negativa.

C’è la tendenza a fare dei vaccinati una casta di eletti, ad attribuire loro la funzione di “salvatori” della Patria, e nel contempo di additare i contrari al rischiare un’inoculazione di sieri sperimentali, con disprezzo quali fossero possibili, eventuali, futuri untori.

Manca poco che le cerchie di amicizie si frantumino e il già biasimato distanziamento sociale si trasformi in “isolamento sociale”.

Ci si guarderà in cagnesco tra parenti?
Andrà a finire che non si faranno più feste di compleanno o pranzi di nozze se non tra clan che condividono le medesime opinioni?

Il vaccino diventa la nuova ideologia?
Evviva la libertà di pensiero!

Maura Sacher

 


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