Opinioni Storie e Fatti

Professione pensionato, sostantivo o aggettivo? Casalinga è professione?

Pensionato e casalinga sono professioni?

Quando si andava a rinnovare la carta di identità cartacea, l’impiegato controllava i dati anagrafici sul vecchio documento, ti guardava in faccia e – facendo una rapida disanima dei tuoi connotati, compresa l’età – o confermava i dati o ti faceva nuove domande.

Ad esempio ti diceva “Colore dei capelli, cosa metto?”. Uomini e donne in età matura o avanzata non potevano barare: la fotografia presentata rispecchiava l’aggiornamento della tua immagine attuale.

Oggi, da qualche anno, le persone allo sportello dell’anagrafe nemmeno ti guardano in faccia, non inseriscono più le informazioni personalizzanti, come lo stato civile e nemmeno la professione. In pratica, perdono molto meno tempo e davanti a loro noi diventiamo sempre più anonimi … benché per altro verso siamo sempre più schedati e di conseguenza controllati.

Tuttavia ci sono delle circostanze, direi situazioni, in cui la burocrazia esige che tu dichiari la professione.
Non sto a descrivervi quali, giacché suppongo che prima o poi anche voi vi ci potreste imbattere.

“Professione”? Domanda di burocrate fiscale

Alcune persone, una volta andate in legittima quiescenza, per età e contributi versati, da impieghi fissi (nel pubblico o nel privato), possono proseguire il medesimo lavoro precedente, come nel caso di imprenditori, avvocati, magistrati, notai, giornalisti e pure artigiani e commercianti.
E perché no? pure titolari di aziende nel variegato mondo dell’enogastronomia.

O possono inventarsi un altro lavoro professionale, nell’ambito del privato, che non sia incompatibile con il diritto a percepire il reddito da pensione, ovviamente.

Insomma, tu sei finalmente in pensione, dopo i giusti anni di lavoro, come dimostrano le tue fattezze con i capelli bianchi, tanto per dire, e ti fanno questa domanda (in Banca, all’Agenzia assicurativa, dal notaio o dall’avvocato, per esempio) per riempire un rigo di un documento.

Ed è solo un “pro forma” che nel rigo successivo sia scritto: “se pensionato, quale è l’ultima professione svolta?”.
Domanda che ti fa ripiombare indietro nella condizione sociale del tuo lontano passato.

Pertanto, una domanda di questo tipo potrebbe essere alquanto indiscreta se non proprio inutile. Oppure perlomeno bizzarra.
A chi serve sapere se eri un semplice impiegato o un usciere o un dirigente, direttore, manager o quant’altro grado d’apice. A quale fine statistico?

Pensionato/pensionata non è una professione

La pensione ad ogni modo non è una professione.
È uno nuovo “status” sociale che tuttavia, preso alla lettera come sostantivo, non determina altro che un’oggettiva condizione di chi ha completato il ciclo lavorativo.

La qualifica “pensionato/pensionata” è allora un aggettivo?
Un aggettivo che qualifica chi? È qualificazione degna di essere considerata “professione”?

Ogni volta che nell’ultimo decennio io mi sono sentita rivolgere questa domanda, ho sgranato gli occhi e ho risposto “Bibliotecaria in pensione”. Facendo riferimento alla categoria lavorativa entro cui ho svolta la mia più che trentennale occupazione “ufficiale”.

Anche il mio recentissimo interlocutore, nel sentire queste parole, ha sgranato gli occhi e senza chiedere delucidazioni ha riportato la mia dichiarazione.

In effetti per far scrivere “Bibliotecaria” come professione sulla Carta di Identità è stata una battaglia con lo sportellista dell’Anagrafe della mia città, giacché – a suo dire – per i codici anagrafici non esisteva come professione.

È stata una delle mie battaglie!
E che battaglie!

“Casalinga” che professione è?

Che deve rispondere alla domanda sulla professione una donna che non ha mai lavorato e che gode della pensione di reversibilità del marito defunto?
Deve dire “casalinga” o “pensionata”?
Ma pensionata di che? Magari della sola pensione sociale?

È ben vero che ci sono più casi di percettori di pensione, e meno male che gli Uffici Anagrafe non ne tengano conto … anche se agli effetti statistici i dati potrebbero essere utili.
Se non altro per stanare i falsi percettori di reddito … E altro non aggiungo!

I miei amici lettori sanno come la penso: non sono la femminista sfegatata dell’ultima ora, ma sfegatata femminista fin dalle mie prime prese di coscienza di essere al mondo! Sono nata femminista!
Ma solo per rivendicare di esprimere il mio pensiero e il mio valore come individuo, contro l’opinione ad allora (prima degli Anni Sessanta/Settanta) dominante che le donne sì avevano il diritto a lavorare al pari degli uomini ma dovevano anche soccombersi tutti i doveri familiari. Come un secondo lavoro e per di più non retribuito!

Forse avrò occasione di parlare di quest’altra mia battaglia personale in un altro momento!

Qui mi preme dire che a questo proposito è una presa in giro l’assegno per le casalinghe (come descritto qui o anche in questo articolo) non occupate professionalmente ma lavoratrici al proprio domicilio nelle incombenze casalinghe (accudire ai figli, al marito, alle faccende domestiche).
Insomma queste donne devono aver versato i “contributi a fondo pensione” di almeno 25 euro mensili. E chi glieli dà a queste i soldi per pagarsi i contributi? Fatevi voi la domanda!

 

Casalinga è una professione!
E assolutamente merita un riconoscimento ed una retribuzione.
Non solo, a mio parere, a carico della benemerita donna lavoratrice, ma soprattutto a carico dello Stato, in aggiunta alla retribuzione mensile del coniuge sui cosiddetti “assegni familiari”.

Così, quando avrà raggiunto il limite pensionabile, darà del filo da torcere a chi si ostina a scrivere su un documento “la professione?”!

Maura Sacher

 


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio