Stile e Società

Pasqua tra austerity e tradizione

Per la festività della Pasqua di solito si rispetta il proverbio che dice “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” e, fatte le valigie, si parte per una vacanza o sulla neve o in città d’arte, trovando il tempo di gustare le specialità enogastronomiche che caratterizzano il luogo e che poi verranno ricordate a lungo al pari delle altre bellezze locali.

L’attuale recessione, così tanto intensamente sentita dagli Italiani, trattiene molte famiglie in casa e i media ci hanno già comunicato che molte persone, per risparmiare, andranno a pranzo da parenti.
Beh, permettetemi di osservare che messa così, questa ha l’aria di una posizione assai egoistica. Vuoi risparmiare e ti fai invitare dal parente, il più abbiente? Ma il Galateo non insegna che si deve attendere l’invito per accomodarsi al desco altrui? e anche che non ci si presenta mai a mani vuote?

 

Ecco la seconda notizia che circola da qualche settimana: sono già in calo le vendite di uova di cioccolato e di colombe confezionate.

Ma allora, a parte che dobbiamo aspettare ancora qualche giorno per verificare, coloro che andranno a pranzo dai parenti per Pasqua non porteranno nemmeno un ovetto per i nipotini? Non si mette in conto la delusione dei poverini che da quando sono nati hanno sempre scartato l’enorme involucro di carta crepitante con la trepidazione di scoprire la “sorpresa”?
Mi potrei consolare sentendo che c’è invece un incremento di vendite delle uova fresche, della farina, dello zucchero, il che vorrebbe dire che molte brave massaie prepareranno la pinza in casa, come era normalissimo nelle famiglie di una cinquantina d’anni fa. Una pinza o un altro dolce pasquale, a seconda delle tradizioni regionali, sicuramente sono un dono specialissimo e davvero unico da portare qualora si sia invitati al pranzo i Pasqua a casa di qualcuno.

 

Io che sono stata sempre contraria al consumismo sfrenato e ho educato in tale senso anche mia figlia, non mi vergogno di ammettere che un (uno solo) uovo per Pasqua glielo ho sempre comprato e uno anche per i miei nipoti, e ho sempre portato un uovo per i figli degli amici se in questo periodo pasquale ricevevo un invito. Per loro è come il regalino a Natale, e proprio ieri la mia ragazza, ben grandicella, mi ha ricordato che un uovo per Pasqua ci vuole.
Beh, consumismo o non consumismo, crisi o non crisi, i sacrifici li possiamo fare noi adulti, ma salvaguardiamo i piccoli desideri (quando non siano capricci) della nostra prole!

 

Dunque, in sintonia con la morigeratezza riscoperta e resuscitata, a cui persino i più benestanti, ipocritamente, si adeguano, l’unico corretto comportamento degli invitati al pranzo pasquale in casa di parenti o di amici è arrivare con qualcosa di commestibile da condividere, ovviamente previo preciso accordo. Insomma, contribuire al pranzo suddividendosi la preparazione delle pietanze per arricchire il menù potrebbe essere una squisita tradizione da iniziare. Il legame d’affetto si consoliderebbe nella solidarietà.
Inoltre, ci si sentirebbe anche in sintonia con le politiche dell’antispreco e col nuovo concetto della “economia dell’abbastanza” contro quello “della abbondanza”.
Buona Pasqua!

 

Maura Sacher
m.sacher@egnews.it


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