Una formale richiesta di ritirare la proposta che autorizza la coltivazione del nuovo mais transgenico Pioneer 1507 è stata presentata alla Commissione Europea, e nello specifico al commissario alla Salute Tonio Borg, da 12 Stati inclusa l’Italia.
Si tratta di un ogm sviluppato per produrre il Bacillus thurigiensis Cry1F, tossina che avrebbe l’obiettivo di contrastare la piralide del mais europeo e di essere tollerante ad un particolare erbicida. È seconda coltura geneticamente modificata di cui viene autorizzata la coltivazione nel continente, dopo il mais Mon 810, che tante polemiche ha suscitato dopo la seminatura in provincia di Pordenone.
La situazione non è chiara, c’è un rimpallo di “rammarichi”.
La proposta, che già nel 2009 non passò, è stata ripresentata nel novembre dello scorso anno, già allora ai governi nazionali spettava di decidere in merito. Il 16 gennaio 2014 il Parlamento Europeo ha respinto il dossier, contrari 19 Paesi su 28, e voto favorevole solo di 5.
La lettera dei 12 (Austria, Bulgaria, Cipro, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Malta) è partita in ritardo sui tempi legali, il giorno dopo che nella riunione del Consiglio UE dell’11 febbraio gli Stati avevano deciso di non votare.
Per i meccanismi della macchina legislativa dell’Unione, in presenza di un non voto, o meglio, in assenza di una maggioranza qualificata, la decisione passa alla Commissione, la quale si sente “legalmente obbligata” a procedere all’autorizzazione, rendendo applicabile in tutti gli Stati membri la possibilità della coltivazione del nuovo mais transgenico.
Il commissario Tonio Borg, avvocato maltese, ha risposto che toccava ai 28 opporsi e che ora la Commissione è tenuta a dare l’ok, inoltre rileva che nella lettera inviata da 12 Paesi non c’è “nessun nuovo argomento”.
Abbiamo seguito le vicende e abbiamo reso informazione sui momenti cruciali, seguiteremo a farlo.
Maura Sacher
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