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L’unione europea è schizofrenica

Quelle teste che ci governano, anzi, ci dominano da Bruxelles, o Strasburgo, hanno vomitato una nuova idea malsana per fare altri sgambetti al nostro Bel Paese.

Non bastavano tutte le limitazioni alla pesca, le misure degli ortaggi, la circonferenza della frutta, e di sicuro dimentico altro.

Non bastavano le schizofreniche prospettive dei colori per gli alimenti eno-gastronomici, i semafori, il Nutriscore, il vino annacquato, la dealcolazione o dealcolizzazione che dir si voglia.

Ora arriva un gran finale riguardo alla plastica.

Avevamo già subìto la “bella” idea dell’eliminazione delle buste per la spesa alimentare, sostituite dai sacchetti biodegradabili e compostabili, obbligatoriamente monouso, e in più a pagamento.

Non ci siamo ancora abituati a quei sacchettini trasparenti dei supermercati, tanto fragili che “monouso” è la parola più adatta visto che a malapena li puoi riutilizzare per riempirli dei rifiuti casalinghi (raccomandati per la raccolta dell’organico) che già si disintegrano.

Con la norma del 2017 eravamo preparati a dover rinunciare ai piatti, ai bicchieri, alle posate, ed a tutti gli oggetti di plastica “usa e getta”.
Tanto che ancora adesso la pubblicità per la raccolta differenziata raccomanda che piatti e posate di plastica non vanno nel sacco della plastica ma nell’indifferenziata.

Dal 3 luglio 2021 entrerà in vigore la Direttiva Sup («Single Use Plastics») e nelle Linee Guida, approvate il 31 maggio, è stata inserita un’aggiunta, un ulteriore obbligo.
L’obbligo di ridurre anche l’uso di imballaggi di carta che siano ricoperti da veli di plastica, come le vaschette in cui vengono vendute verdure e ortaggi o la frutta.

E allora cosa produrranno le nostre aziende ormai riconvertitesi in materiali biodegradabili?

Per assurdo, gli unici prodotti plastificati a salvarsi sono quelli lavabili e, dunque, riutilizzabili, perdendo la loro primitiva funzione “usa e getta”.

Ma, se i soliti sacchetti riusabili della spesa al supermercato non sono stati più permessi per motivi igienici, come è che oggi – oggi, in tempo di epidemia virale – il semplice lavaggio si concilia con il massimo grado di pulizia per utilizzare questi oggetti?

Insomma, secondo quelle menti schizofreniche, adesso ci metteremo a lavare i piatti di plastica dopo che li avremo usati, per esempio in un picnic?
Li dobbiamo mettere in lavastoviglie, come fossero un servizio di porcellana?

In appendice segnaliamo – per chi non si fosse ancora reso conto – che con queste regole anti-plastica i bambini diranno addio ai palloncini delle feste e alle bolle di sapone.

Maura Sacher

 


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