Stile e Società

Lost in Tokyo

Perdersi in una città come Tokyo è facile e può anche essere divertente. Quartieri enormi, pullulanti di persone che convivono mestamente tra loro. Una città in cui la criminalità è praticamente inesistente: avete mai visto qui da noi una donna al ristorante, appoggiare distrattamente la sua borsa a terra, alle sue spalle, ad una distanza di un metro? A Tokyo è normale!
E per chi ama mangiare giapponese quale migliore occasione per scoprire come e quanta contaminazione occidentale ha il cibo nipponico in Italia.
imageA Tokyo, moltissimi ristoranti hanno delle vetrine nelle quali esporre i piatti che poi si servono all’interno: si tratta di riproduzioni iper-realiste in plastica, raffiguranti pezzi di sushi, shashimi, noodles… Piatti lucidissimi, dai colori talmente brillanti e carichi che, personalmente, più che far venire l’acquolina in bocca, fan passare la voglia di assaggiarli.
Tipici a Tokyo sono gli Izakaya: ristoranti in cui si ordina un po’ di tutto così da assaggiare i più svariati piatti; partendo dal sushi, ovviamente squisito: i Nigiri, le polpettine di riso con sopra una bella fetta di pesce crudo, molto più spessa che qui da noi, i Maki, rotolini sempre di riso, incartato nell’alga Nori, tenerissima e davvero gustosa rispetto a quelle che si trovano in Italia e poi Sashimi, fette di pesce crudo, la cui bontà dipende ovviamente dalla freschezza del pesce. Ma anche stick di pollo arrostiti, tempura, okonomyaki (simil pizza stile Japan), o tonktsu, specie di cotoletta impanata.
A Kamakura, antica capitale del Giappone, in uno dei tantissimi antichi Templi Buddisti trasmettevano un filmato dove veniva illustrata la giornata tipica del Monaco. Silenzio e preghiera il loro stile di vita; mostrando immagini di quotidianità, evidenziavano come durante il giorno, tutto si svolga in silenzio. Anche il pranzo… Tranne quando vengono serviti i Soba (noodles (tagliolini) di grano saraceno) o gli Udon (di farina di grano): serviti a parte, asciutti, vengono immersi con le bacchette in una ciotola di brodo di pesce tenuta accostata alla bocca. Una volta che il tagliolino è stato intinto nel liquido, viene portato alle labbra e risucchiato con forza. Lascio a voi immaginare cosa significhi per un europeo trovarsi in un ristorante di Soba all’ora di punta: un coro di risucchi che rendono il pranzo o la cena davvero impegnativa!
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Deliziosi sono anche i Takoyaki: polpettine a base polpo cotte su una apposita piastra fatta di piccoli incavi semisferici che danno la forma perfettamente tonda a questo street food. Servito in scatoline di cartone e le immancabili bacchette sono un cibo davvero gustoso.

 

Il pranzo in un ristorante tradizionale poi è senz’altro un’esperienza: viene servito un vassoio colmo di piattini, ciotoline scatoline con all’interno le varie pietanze. Ma il giapponese si nutre con poco e la imagescoperta del contenuto di queste ciotoline può lasciare perplessi: tre pezzettini di zenzero cotti in modo differente (visto il mix di colori), una sottile fettina si Sashimi, decorato da due sfoglie di ravanello; una piccola ciotola colma di brodo di pesce per intingerci i Soba serviti in un piattino da caffè; un pezzetto di tofu fresco, specie di salse dalla consistenza sospetta… Se negli Stati Uniti le porzioni sono enormi e saporite, qui sono davvero minime e con sapori alquanto neutri.
La bevanda nazionale è il Sake (pronunciato saké), ottenuta dalla fermentazione del riso con aggiunta di alcool etilico e chiamato anche vino di riso; non è classificabile né tra i distillati, né tantomeno tra i fermentati o tra i liquori, e costituisce una categoria a parte. Birra e vino si trovano ovunque. Dai supermarket di alta e bassa fascia, alle enoteche, ai ristoranti è facile trovare vino proveniente da ogni nazione del mondo, con un grande assortimento di vini italiani provenienti da tutte le regioni, che qui sono molto graditi.
Una cultura diversa dalla nostra: tradizioni, educazione e cucina sono molto differenti, ma sempre una scoperta interessante e a volte sorprendente.
Ed allora Banzai! (esclamazione da loro pronunciata quando si è felici, contenti, o lieti e che significa diecimila anni… del tipo cento di questi giorni)
Sonia Biasin


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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