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L’opera lirica batte il caffè come bene immateriale

L’Arte italiana dell’Opera lirica viene ufficialmente candidata a far parte della lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità riconosciuto e tutelato dall’Unesco.

Il consiglio direttivo della Commissione nazionale per l’Unesco ha scelto di bocciare la candidatura del «caffè italiano espresso tra cultura, rituali, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli», presentata lo scorso anno e che ha visto il tentativo di unificare le due distinte proposte che venivano una dalla Campania e l’altra dal Nord-Est, Treviso e Trieste.

Sull’identità sociale del caffè in tazzina di certo gli Italiani sono coesi, non c’è niente di più socializzante che invitare un amico a prendere un caffè, al banco, a tavolino, in cucina.

Ma sull’identità culturale nazionale nulla è paragonabile al canto.

L’Italiano di ogni regione ha i propri canti di antica tradizione e non c’è festa popolare in cui non si intonino canti.
“Canta che ti passa” è il rimedio a tutti i mali, parola di mia nonna.

Tra i due litiganti il terzo gode

È stato deciso di presentare ufficialmente a Parigi la candidatura di «The Art of the Italian Opera Singing», l’Arte italiana dell’Opera Lirica, affinché possa entrare, a partire dal 2023, nella lista del patrimonio culturale immateriale riconosciuto e tutelato dall’Unesco.

Candidatura che, per quanto auspicata da qualche Comitato, non è stata mai avanzata alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, per cui la decisione ha sconcertato un po’ tutti noi che abbiamo fatto il tifo per il caffè.

La disfida tra caffè italiano o napoletano ha fatto vincere il Belcanto e l’Opera Lirica, che veramente unificano il Belpaese in fatto di “immaterialità”, a fronte di un sapore talmente variegato da poter suscitare anche vivaci discussioni familiari.

Si può dire – a margine – che Franceschini (Pd) ha battuto Patuanelli (5stelle)?

Il canto nasce ancora prima del linguaggio

In fondo il canto è la prima espressione della voce umana, i neonati vocalizzano, gorgheggiano, fanno le prove di quella che sarà poi la parola.
Anche gli uomini primitivi hanno sperimentato le loro corde vocali emettendo suoni con cui comunicare tra di loro, imitando i vari rumori, poi il vento, la pioggia, gli uccelli.

La voce diventava nello stesso tempo il primo strumento musicale. Poi nacquero i rudimentali strumenti a percussione, a fiato, a corde.

La civiltà greca fu maestra nell’inventarli, ad esempio la Lira, tanto che l’aggettivo “lirico” e il sostantivo “lirica” derivano dal nome di quell’oggetto il cui suono accompagnava la voce.

 

Amo la buona musica e anche il caffè purché buono

Io amo la musica da sempre, me l’ha fatta apprezzare mio padre fin da bambina.
Non avevamo ancora la tv, si ascoltava la radio. Ogni sabato sera venivano trasmesse o commedie od opere liriche.
E io le ho conosciute tutte, anche perché spiegate bene dal babbo.

La musica lirica, pertanto, mi è entrata nel sangue e mi ha accompagnato tutta la vita, e persino cercavo di imitare i gorgheggi della Callas (facendomi deridere da mia sorella).

Ho, invece, cominciato ad apprezzare il caffè negli anni universitari, quando a metà mattina si andava al baretto di Facoltà e il rito della tazzina a mezza mattina l’ho sempre mantenuto, ancora oggi.
Con gli anni ho cominciato a riconoscere le differenze dei tostati e quando, in gita fuori Trieste, ho bisogno di un caffè, prima annuso l’aria davanti ai locali e vi assicuro che a volte mi è capitato di rinunciare alla tazzina.

Devo anche confessare che persino a Napoli sono rimasta delusa, con buona pace del Governatore De Luca che ha affermato: «chiarito che Trieste è nel cuore degli Italiani, se volete bere una tazza di caffè scendete a sud di Roma».

Conclusione

Sono più che certa che le ugole di tutto il mondo preferiscono vibrare nel canto piuttosto che assaporare un aroma che nella stessa Penisola suscita conflitti di gusto.

La musica e il canto, invece, uniscono le più differenti sensibilità e i più diversi livelli di istruzione. Le arie ti entrano dentro e non le dimentichi mai, in tutta la vita!

In appendice, consiglierei agli stomachevoli opinionisti e giornalisti putiniani e filoputiniani, negazionisti dell’evidenza, di ascoltare più musica lirica così aprirebbero gli occhi, perché nulla è mai come sembra o lo si vuole far sembrare.

Maura Sacher


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