Tribuna

L’effetto della guerra costa ai produttori di vino il 35% di aumento dei costi

I balzi di prezzo delle materie prime mette in difficoltà le Aziende che per ora assorbono il disagio ma il calo sull’export è grande

L’effetto della guerra costa ai produttori di vino il 35% di aumento dei costi

In tempi di guerra le economie impazziscono ed anche i prezzi del vino subiscono scossoni. Le Aziende produttrici cercano in qualche modo di assorbire gli aumenti dei costi di produzione e per il momento riescono a contenere gli effetti negativi sulle tasche dei consumatori.

Una verità che il presidente di Coldiretti Ettore Prandini traduce in numeri al Vinitaly, durante  l’incontro dedicato all’impatto della guerra sulla vita economica delle Aziende vitivinicole.

L’analisi di Coldiretti, su dati fonte Crea, quantifica in 6.886 euro l’incremento medio per le Aziende in termine assoluto. Tra le cause l’improvviso aumento dei costi del materiale di imbottigliamento ed imballaggio che incidono pesantemente sul bilanci Aziendali.

Le bottiglie arrivano a costare il 30% di più, seguite dai tappi che segnano il 20% per il sughero toccando il 40% per le altre tipologie, con le gabbiette per la spumantistica che raggiungono anch’esse incrementi del 20% sull’anno precedente.

Per gli imballaggi non va certo meglio con balzi dei prezzi delle etichette al 35% e dei cartoni al 45%. Tra l’altro l’instabilità e la conseguente oscillazione dei prezzi, rende impossibile la programmazione aziendale anche per quanto riguarda l’aspetto progettuale di macchinari ed attrezzature di cantina.

L’effetto della guerra costa ai produttori di vino il 35% di aumento dei costi

Trasporti e movimentazione dei beni rappresentano l’altra fonte di criticità per il settore, proseguendo su una china già iniziata  con la pandemia e allungatasi nel conflitto in atto.  All’ormai conclamata crisi dei container, il cui costo insieme a quello dell’affitto di navi da stivaggio varia tra il 400 e il 1000% raggiungendo cifre record inimmaginabili prima d’ora,  si aggiunge il trasporto su gomma su cui la crisi energetica e dei carburanti incide per un aumento del 25%.

Intanto non arrivano notizie incoraggianti nemmeno dal fronte delle vendite a partire dall’export traino fondamentale del comparto del vino italiano, che per il 43% delle aziende ha fatto registrare una contrazione della presenza sui principali mercati internazionale.  Più in generale per il 2022 il 55% delle Aziende vitivinicole Italiane dichiarano un calo, a fronte di un 42% che conferma il fatturato dell’esercizio precedente e un 3% che è riuscito ad incrementarlo.

Per ora comunque il carico del disagio economico è stato assorbito dalle Aziende,  come rivela Coldiretti che analizzando i dati Istat sottolinea come il prezzo del vino sia addirittura lievemente diminuito contrariamente a quanto avviene per tutti i generi alimentari.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 

 

 


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