Una consuetudine tramandata fa dedicare Pasquetta, ovvero la Festa subito dopo la Santa Pasqua, il Lunedì dell’Angelo, alle uscite di casa, ai picnic all’aperto, alle scampagnate, alle passeggiate con gli amici in campagna, in collina, al mare, e volendo anche ad una biciclettata in città sui percorsi ciclabili.
Una bella tradizione che in fondo non si è mai persa neanche nei ciclici periodi di crisi, anzi, per assurdo si può dire che ne era favorita, infatti, cosa c’era di più economico che andare a zonzo per i prati e divertirsi con un pallone immancabilmente portato da qualcuno, per poi finire in una trattoria a mangiare prosciutto e uova sode, con l’immancabile vino “della casa”.
Ora, forse, i gusti si sono raffinati, anche in ragione del fatto che poco viene lasciato all’improvvisazione del singolo nucleo di parenti ed amici grazie alle iniziative di associazioni locali e soprattutto ai movimenti del turismo enogastronomico, che promuovono itinerari del gusto, o alle singole Aziende che raccomandano visite e degustazioni alle loro Cantine doc e igt, anche all’insegna di divertimento con qualche spettacolo di svago.
Già, la tradizione! Ma quale? Approfondiamo.
Sì, può essere vero che una giornata festiva dopo la Domenica della Pasqua è stata immessa in pendant a quella immediatamente successiva al 25 dicembre, dedicata al protomartire Santo Stefano, per concedere un equivalente giorno di riposo ai lavoratori. Effettivamente introdotta in Italia nel dopoguerra, è osservata in molti paesi del mondo, anche non di tradizione cattolica, dai paesi nordici a quelli africani.
Tuttavia, non è un caso che si dedichi in tale giornata uno spostamento “fisico” fuori porta, o “fuori le mura” come si usava dire, quando le città era cintate.
Una interpretazione di questa tradizione vorrebbe essere il ricordo del viaggio di due discepoli, che da Gerusalemme (appunto “uscita fuori porta/fuori le mura”) sconsolati per la morte di Gesù Nazareno, Colui che credevano il Liberatore di Israele, avvenuta tre giorni prima, si stavano dirigendo ad Emmaus, un villaggio a pochi chilometri e lungo la strada Gesù si affiancò loro in veste di viandante senza essere riconosciuto.
Si stava facendo sera e i due invitarono il compagno di viaggio a cenare. «Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Vangelo di Luca 24,13-35). Al che ritornarono indietro gioiosi e fiduciosi.
Così come dovrà essere la giornata per tutti, serena e gioiosa, dimenticando gli eventuali dissapori del giorno prima, che non si sa per quale misteriosa diabolica congiura proprio il giorno di Pasqua si manifestano in molti contesti famigliari.
Maura Sacher
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