Stile e Società

Lazio Prezioso rivela una viticoltura regionale in grandissima forma

Cucina & Vini riporta tra i banchi d’assaggio i vini del Lazio

La viticoltura Laziale torna a mostrarsi al grande pubblico grazie a Lazio Prezioso 2021, manifestazione organizzata dalla Rivista specializzata Cucina & Vini che riprende il suo percorso dopo la pausa forzata. L’evento è stato tra i primi a rimettere in moto il calendario delle degustazioni romane raccogliendo gli entusiasmi di quanti aspettavano per tornare a vivere il vino nella sua natura di scambio e convivialità.

Nella perfetta organizzazione secondo le più accorte modalità di prevenzione,  il vino del Lazio è tornato di nuovo sotto i riflettori mostrandosi in splendida forma. Una conferma per i vecchi appassionati e una sorpresa per chi approcciando la viticoltura regionale alla luce di stereotipi ormai datati per questi vini, è rimasto stupito dai passi in avanti che ha compiuto negli ultimi anni.

Il ricambio generazionale ha portato in molti casi una nuova visione, capace di compiere quello scatto in progressione che un territorio storicamente vocato come questo aspettava da anni. Tradizione e innovazione hanno finalmente trovato quella giusta proporzione in grado di valorizzare il patrimonio enologico del Lazio.

Abbandonata ogni logica massiva di produzione, si sono riscoperte le peculiarità dei diversi vitigni e la loro capacità di interpretare il territorio. Il risultato è stato l’innalzamento del livello qualitativo, non più circoscritto all’area dei Castelli Romani. La particolarità del territorio infatti, tra suoli vulcanici, rilievi e mare, crea condizioni sempre diverse tra loro e in grado di regalare sorprese.

Ma se vogliamo comunque partire dai “Classici” del Lazio non si può evitare di parlare dei Frascati e tra i presenti di Merumalia, già da alcuni anni tra le migliori espressioni della Docg di riferimento e che in “Primo” Frascati Superiore Docg Riserva, orgoglio del compianto Luigi Fusco, mostra tutte le potenzialità della zona vulcanica più vasta d’Europa attraverso il bouquet olfattivo elegante di pesca, mela e frutti di polpa bianca e succosa corredati da erbe aromatiche, con sorso bilanciato e piacevolmente sapido che si allunga persistente e gustoso.

Non da meno i vini dell’Azienda De Santis specie con Abelos, ma anche Luna Mater Frascati Superiore Riserva di Fontana Candida, che nella tipicità fruttata del bouquet da spazio a sfumature di agrume, con sorso egualmente sapido ed equilibrato e piacevole nota di mandorla nella buona persistenza.

Tra le zone di eccellenza enologica regionali ormai in pianta stabile figurano anche quelle del Cesanese, che guadagna consensi di anno in anno abbattendo con decisione i confini regionali del gradimento. Qui ottimamente rappresentate oltre che da Terenzi, Produttore tra i pionieri del vitigno, anche da Aziende come l’Avventura con diverse espressioni dei Cesanese tra cui Amor Cesanese del Piglio Doc Superiore, naso fragrante di ciliegia, spezie dolci e profumi del sottobosco, sorso pieno avvolgente con tannino gustoso in piacevole persistenza.

Anche la provincia di Viterbo è ormai da qualche anno in ascesa con diverse aziende, tra cui Paolo e Noemia d’Amico che figurano con i loro vini provenienti dall’area di Vaiano, al confine tra Lazio, Umbria e Toscana, territorio di grande ricchezza che si presta ad essere interpretato anche dai vitigni internazionali. Ad esempio il “Falesia” Chardonnay dal naso di buona complessità, che aggiunge alla frutta matura note burrose e sfumatura di vaniglia. Pieno nel sorso, equilibrato e gustoso anche in persistenza.

Nella stessa provincia e più precisamente nei dintorni di Tarquinia, un’ altra bella realtà riesce a dare la cifra di quanto sia salita in qualità la viticoltura Laziale. Parliamo di Muscari Tomajoli con i suoi tre vini di ottimo livello, tra cui Nethun Vermentino dal naso intenso di erbe di macchia, sentori marini e bocca di accattivante freschezza e sapidità, che invogliano al piccolo sorso continuo.

Tra le oltre 20 Aziende presenti molte altre le sorprese, soprattutto da territori intorno e vicini alla capitale che anche nel passato producevano vino, ma poche volte si erano segnalate per vette qualitative. Discorso dal quale si esclude naturalmente “Tenuta di Fiorano” realtà storica sull’Appia Antica, conclamata per qualità, blasone e ampia raccolta di riconoscimenti e, che insieme alle altre referenze presenti tra i banchi d’assaggio ha dato senso compiuto al titolo scelto per la manifestazione.

Bruno Fulco

 

 

 

 


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