Tribuna

L’arte di scroccare ai buffet

L’arte di scroccare ai buffet

L’arte di scroccare ai buffet

Benché sia un fenomeno assai più frequente nella stagione fredda, nemmeno d’estate mancano le occasioni, ed in effetti a questo mondo esistono dei professionisti dell’arte dello scrocco che non conoscono confini di stati né barriere di lingua e non guardano “che tempo fa” per agire.

 

L’arte di scroccare ai buffet

Intrufolarsi a feste, inaugurazioni di locali commerciali, esercizi pubblici, vernissage, persino a tagli di nastro e manifestazioni dove di rigore bisognerebbe esibire l’invito, nominativo, per molte persone è una occasione colta al volo, di passaggio, per alcuni una sfida, per altri una provocazione, per tanti una vera arte.

 

Tanto che sembra costoro abbiano un calendario personalizzato con gli appuntamenti da seguire, ove in corrispondenza delle date è sottolineato “Seguirà un drink di benvenuto” oppure “Al termine un vin d’honneur”, ciò dimostrando che sono anche padroni delle lingue straniere.

Nel comunicato stampa potrebbe anche non essere scritto niente, ma il professionista, diventato tale per propria dura esperienza personale sul campo, conosce bene gli usi, sa che non si inaugura niente senza offrire ai partecipanti almeno qualche pizzetta e un bicchiere di Prosecchino.

Noi che prepariamo eventi sappiamo bene che senza un minimo di buffet avremmo meno partecipanti, bisogna pure ringraziare coloro che si sono scomodati per far contento il protagonista della serata, e sempre si tiene conto di coloro che vengono solo perché alla fine viene “offerto” uno stuzzichino. Sembra una legge che pochi hanno il coraggio di violare.

Purtroppo la seccatura maggiore avviene alle feste private, dove c’è da aspettarsi che arrivi un gruppetto di amici dell’amico invitato, e per strana combinazione sono i più scalmanati bevitori, a rischio delle maggiori incresciose conseguenze. Almeno qui un certo potere può essere esercitato da parte del “padrone di casa” che con le belle o le brutte ha l’autorità di sbattere fuori gli intrusi.

Quando invece l’evento è aperto alla cittadinanza, non è il bere il problema, bensì il mangiare!

Un buffet offerto scatena i più primordiali istinti sia tra i seriamente interessati all’evento sia tra gli occasionali ospiti.

Nell’entrare nella location una buona parte di loro ispeziona prima di tutto il posto e si piazza con ostentata indifferenza, ma ad arte, nei pressi della zona di comfort, da lì loro non si muovono irrigidendosi sulle gambe anche se pressati dai nuovi venuti.

 

Aspettano con ansia la conclusione di tutti i discorsi, convinti che dopo l’ultimo applauso si stappino le bottiglie, sono percorsi da visibili fremiti se gli addetti al banchetto tengono ancora le braccia incrociate, e non hanno riguardo a brontolare “che diamine aspettano a servire?”.

In un battibaleno i finger food sono spazzolati dalle prime due file che hanno fatto cordone impenetrabile attorno al tavolo.

I professionisti dello scrocco sono degli “individualisti”, vengono da soli e non scambiano parola con alcuno, il conversare distrae dalla prelazione sul cibo gratuito.
Molte persone, dopo un’inaugurazione non cenano a casa loro, sono satolli.

Possiamo essere indulgenti solo con gli studenti universitari fuori sede, i quali si riconoscono perché a piccoli gruppetti si intrufolano nei rinfreschi offerti da negozianti per le nuove aperture dei loro esercizi, e si divertono pure.

Ormai lo sappiamo, nei buffet il bon ton non è mai di casa.

Maura Sacher


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