Stile e Società

La voce de “La Sibilla”

Immediato alle narici un piacevolissimo profumo di salsedine, tutt’intorno il territorio è di estrema bellezza, un lembo di terra vulcanica disteso sul mare con i suoi crateri e le macchie di vigneti risparmiati al cemento che è avanzato incurante della macchia mediterranea e del paesaggio archeologico, ancora oggi dominato dalla netta prevalenza di scoperte occasionali anche sotto le vigne.

Il territorio vulcanico e sabbioso dei Campi Flegrei e nello specifico di Bacoli, ha impedito la diffusione della fillossera preservandone il patrimonio genetico millenario altrove perduto, ma soprattutto ha valorizzato l’unicità dei vitigni autoctoni e a piede franco, non solo dei più noti Piedirosso e Falanghina ma di quelli che se pur minori hanno notevoli peculiarità, come appunto il Marsigliese, l’Olivella, il Calabrese.

Vincenzo Di Meo mi conduce da una vigna all’altra, regalandomi emozioni che solo luoghi straordinari come questo possono donare,  dal punto più alto si apre un panorama non replicabile, lo sguardo riesce ad abbracciare i laghi vulcanici a due passi dal mare,  il Castello Aragonese, le isole, i siti archeologici e le vigne ricche di vegetazione che digradano verso i crateri.

La passione e l’euforia che Vincenzo mette nel lavoro di enologo e vignaiolo, si palesano con il suo entusiasmo nel presentarmi “La Sibilla”, il legame che ha con la terra è riconfermato in ogni nuova vinificazione e blend sperimentale che portano innovazione nel rispetto del territorio e delle tradizioni.
I vini che Vincenzo ha voluto realizzare esprimono in primis il territorio, spiccate le note minerali, la freschezza e la caratteristica quanto distintiva sapidità, si lasciano apprezzare per la loro piacevolezza frutto di tecniche scrupolose e raffinate.
Angela Merolla

www.sibillavini.it


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Redazione

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