I Viaggi di Graspo

La vera sostenibilità, il messaggio di G.R.A.S.P.O. ai Vivaisti Viticoli italiani

La vera sostenibilità, il messaggio di G.R.A.S.P.O. ai Vivaisti Viticoli italiani

La vera sostenibilità, il messaggio di G.R.A.S.P.O. ai Vivaisti Viticoli italiani

 La vera sostenibilità in vigna parte dalla tutela e dalla salvaguardia della biodiversità viticola di ogni territorio.

 Questo in sintesi il messaggio più forte, che anima da sempre l’operatività dell’Associazione G.R.A.S.P.O (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità viticola) condiviso recentemente a CastelBrando (TV) in occasione del loro congresso con tutti i vivaisti italiani associati al M.I.V.A.(Moltiplicatori Italiani Viticoli Associati). 

Un messaggio concreto ed attuale validato da tre anni di ricerca in tutta Italia, incontrando oltre 200 produttori custodi ascoltando le loro storie di preservazione e salvaguardia di antichi vitigni a rischio estinzione, di storiche forme di allevamento della vite o difensori di vigne ultra centenarie aggrappate a case o muri, monumenti viventi e mute testimoni della storia vera di comunità e territori. 

Un percorso che ha portato l’Associazione a vinificare direttamente oltre 100 di queste antiche varietà dalle Dolomiti all’Etna, rendendole disponibili per una valutazione organolettica a produttori, enologi appassionati e giornalisti e scoprendo 10 varietà mai conosciute.

La vera sostenibilità, il messaggio di G.R.A.S.P.O.

Luigino Bertolazzi, parla dei vini di Graspo , a suo fianco Stefano Soderi Segretario MIVA

Testimonianza concreta di questa incessante attività di ricerca e divulgazione è il testo :”La Biodiversità Viticola, i custodi, i vitigni, i vini” dove sono raccolte 60 storie di autentico eroismo e di attaccamento ai valori veri della viticoltura, non grandi aziende ma grandi persone.

La mission di Graspo

“La biodiversità della vite è a tutti gli effetti una risorsa culturale (e non solo colturale) dell’Italia, afferma Attilio Scienza dell’Università di Milano, nella presentazione del testo, la diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia

Sa sxLuigino Bertolazzi, Riccardo Velasco Direttore CREA, Claudio Colla Presidente MIVA e Aldo Lorenzoni

di anni di selezione e determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre. 

Se si vuole conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l’affermazione dei suoi vini, è necessario una riflessione che parta dai suoi vitigni, perché solo attraverso questi è possibile sviluppare la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere”.  

Un pensiero condiviso anche da Luigi Moio, nella sua veste di presidente dell’organizzazione internazionale della vite e del vino (OIV):” Se è vero che l’Italia rappresenta il paese del vino con il maggior numero di vitigni e quindi con la massima espressione di biodiversità viticola, potrebbe sembrare inutile o superfluo continuare a ricercare ulteriori testimonianze di vitigni dispersi nella sua storia. 

La vera sostenibilità, il messaggio di G.R.A.S.P.O.

Grande interesse per i dieci vini, da vitigni storici e rari, posti in degustazione da Graspo

È però altrettanto vero che questa diversità è oggi minacciata da un’emergenza climatica che rischia di portare ad una pericolosa omologazione dei vini privandoli delle loro principali peculiarità distintive”. 

E consolidato anche da  Monica Larner, una delle più qualificate giornaliste internazionali del vino in un suo articolo sul Corriere della Sera dove scrive che: “ Il grande vantaggio competitivo del vino italiano è quello di essere inimitabile perché la diversità genetica che troviamo in Italia gli assicura una prerogativa significativa davanti ai cambiamenti climatici. 

Nascosto in qualche angolo di questo caotico vivaio esiste certamente il seme provvidenziale che produrrà vitigni resistenti alla siccità, al calore e all’umidità”.

Testimonianze forti che spingono GRASPO a consolidare il percorso fatto anche attraverso nuovi progetti come RITORNO, generata dall’Azienda Sassotondo di Pitigliano in Toscana che  ha vinificato e prodotto 200 magnum numerate di Etna Bianco Superiore, provenienti dalla contrada Caselle in comune di Milo, con lo scopo di rilanciare la ricerca per la salvaguardia dei vitigni storici dell’Etna. 

I proventi delle vendite di queste esclusive bottiglie, curate e gestite da Proposta Vini, andranno a finanziare, attraverso le iniziative tecniche e promozionali di Graspo, la ricerca dell’Università di Catania sulle cultivar autoctone da custodire, salvaguardare e , possibilmente, far riemergere nella storia della viticoltura dell’Etna .

Il viaggio continua..

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

 

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